TURISMO CULTURALE: LE INDICAZIONI DEL RAPPORTO FEDERCULTURE

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Costituito per il 60% dagli stranieri, in Italia il turismo culturale cresce del 7% in termini di arrivi e del 5% nelle presenze. Nello specifico, in Basilicata il numero di visitatori dei siti culturali statali sfonda, per la prima volta, il muro delle 250mila presenze con un incremento del 12,6% (introiti un po’ scarsi non vanno oltre 186mila euro), che è ancor più positivo tenuto conto che la percentuale di lucani che visitano musei e siti culturali è intorno al 20%, ma complessivamente la spesa turistica da noi è la più bassa con un totale di 41 milioni di euro (peggio della Basilicata fa solo il Molise con 30 milioni di euro). Questi dati del 12esimo rapporto Federculture “cadono a fagiolo” in una fase importante per il turismo culturale della regione e a poco più di due anni dalla fatidica data per Matera Capitale Europea della Cultura. Altre indicazioni del rapporto utili ai nostri operatori: arrivi e presenze sono ancora fortemente concentrate in alcune regioni e gran parte delle numerose attrattive del territorio, in particolar modo ancora una volta al Sud, non sono adeguatamente valorizzate. L’ indicatore più evidente: il 64,5% della spesa turistica degli stranieri si concentra in cinque regioni (Lazio, Lombardia, Veneto, Toscana, Campania). Dunque – primo messaggio chiaro – “seppure ci sia un’inequivocabile tendenza all’investimento e alla promozione della crescita del settore e una chiara disponibilità a considerare la cultura come un valore per il Paese- si legge nel rapporto- è necessario approfondire e intensificare le azioni intraprese per renderle più efficaci nel raggiungimento degli obiettivi”.

In Basilicata siamo ancora in tempo ad intercettare la voglia europea e internazionale di turismo culturale e soprattutto per incassare di più e accrescere l’economia locale e l’occupazione diretta ed indotta. La condizione prioritaria è la consapevolezza della necessità di valorizzare l’intera filiera turistica, riannodando tutti gli elementi, dalla formazione delle figure professionali essenziali, alla promozione dei siti e contenitori, alla realizzazione di imprese, per rafforzare l’offerta culturale. Quell’intera filiera culturale italiana che vale 214 miliardi di euro. Ne deriva un impatto importante in termini di Pil (15,3% del valore aggiunto Italia), di occupati, che raggiungono 1,4 milioni (5,8% occupati Italia), e di export: 41,6 miliardi (10,7% del totale Italia). Il turismo culturale, inoltre, si conferma come il segmento nel quale i turisti spendo di più: ogni turista culturale spende in media 131 euro al giorno contro gli 89 del turista balneare. Si avvicina, invece, come livello di spesa il turismo enogastronomico, fascia nella quale la spesa giornaliera media è di 124,7 euro. Per il Mezzogiorno, il turismo culturale resta il più potente moltiplicatore di valore aggiunto. Se in Italia, infatti, per ogni presenza aggiuntiva il turismo culturale genera 105,4 euro di Pil e presenta un valore pari ad oltre il 38% in più del dato del balneare (76,3 €), al Sud l’effetto moltiplicativo è ancora più elevato perché è pari a circa il 55% in più (a 58,1 euro di pil generato nel balneare meridionale ne corrispondono 90,4 di pil generato nel culturale).

Gli obiettivi da perseguire: accrescere la domanda turistica e utilizzare ulteriore cultura, per rafforzare nuovi insediamenti di attività imprenditoriali; valorizzare il principio di sussidiarietà e centralità delle capacità produttive ed occupazionali del Terzo settore; promuovere i territori e il patrimonio culturale; far nascere nuove imprese creative e culturali; supportare la capacità del settore culturale e creativo, rafforzandone la capacità finanziaria, anche al fine di favorire l’innovazione con nuovi modelli di business.

 

Arturo Giglio, segretario Centro Studi Turistici Thalia

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