La Legambiente Basilicata e la Legambiente nazionale si costituiscono parte civile nel processo Eni che è iniziato oggi al Tribunale di Potenza e che vede accusato il colosso dell’estrazione petrolifera, tra i tanti reati imputati, di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti. L’associazione pertanto continuerà a seguire la vicenda anche nelle aule giudiziarie attraverso i legali del Centro di azione giuridica (Ceag) di Legambiente.
Saremo presenti in tribunale per sostenere le ragioni del popolo inquinato e, fiduciosi nell’operato della magistratura, speriamo si arrivi al più presto all’individuazione precisa delle eventuali responsabilità.
Si tratta di un processo fondamentale per la Basilicata e per l’Italia, partito da un’indagine della Direzione distrettuale antimafia e del Nucleo operativo ecologico di Potenza, in quanto il “presunto” traffico illecito dei rifiuti è connesso ad un settore “sensibile” come quello dello smaltimento delle acque provenienti dalle lavorazioni petrolifere. Si delinea uno scenario particolarmente preoccupante per la salute dei cittadini e la salubrità dell’ambiente e ancora una volta emergono ombre sull’operato dell’Eni in Val d’Agri, di Tecnoparco in Val Basento e di un sistema pubblico che è stato chiaramente incapace di svolgere un autorevole servizio di monitoraggio ambientale.
Oltre alla partecipazione al procedimento giudiziario, Legambiente continuerà a lavorare affinché siano accertate le conseguenze ambientali e sulla salute dei cittadini dell’attività estrattiva e si attivi finalmente un sistema trasparente e credibile di controllo ambientale che sono oggi le vere esigenze strategiche del territorio.
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