«Ci sono stele dappertutto, stele dappertutto». Inizia con questa esclamazione di stupore il docufilm “Un giorno con… Costantino Maria Casilli” (guarda qui https://www.youtube.com/watch?v=aLNyFlEClwY&t=2335s), realizzato per conto della Aletti editore. Un viaggio a cuore aperto nella sua vita lunga 85 anni, nei suoi oltre quarant’anni di Yoga e, soprattutto, nel suo passaggio dal Buio, una sofferenza esistenziale che non lo abbandonava neppure con il supporto dei migliori psicoanalisti, alla Luce. Il docufilm è girato tra i vicoli del centro storico di Rocca Imperiale, adornato di stele poetiche con i versi dei vincitori delle varie edizioni del “Federiciano”, il concorso di poesia ideato dal maestro Giuseppe Aletti, titolare dell’omonima casa editrice, affiancati da quelli di poeti e cantautori già acclamati. E proprio qui, nel “Paese della Poesia” lo stupore di Casilli, nato in Eritrea, cittadino del mondo ma che attualmente vive a Napoli, che ha girato il suo docufilm per parlare agli spettatori dei suoi libri, tutti editi da Aletti, senza mai dimenticare la sua missione di vita: rendere servizio.
Si parte con l’opera dal titolo “Sulle tracce dell’Oltre” che, in gran parte, descrive il cammino spirituale, appunto, verso l’Oltre. Quanto poi al restante 30% del libro, è costituito da “attacchi” contro personaggi, situazioni o andazzi che l’autore ritiene nocivi sia all’uomo che all’intera società, con un intento autenticamente umile e costruttivo.
E’ una storia vera, la sua storia, anche quella raccontata nel secondo libro di cui parla Casilli, ossia “Una stupefacente fuga da Sana’a”. Si tratta della sua rocambolesca fuga dallo Yemen del Nord, quarant’anni fa. A tale fuga – alla fine riuscita, ma a prezzo di durissime e pericolose vicissitudini – il protagonista fu costretto in quanto, otto mesi prima, gli era stato sequestrato il passaporto a causa di una presunta inadempienza commerciale, tra l’altro non commessa da lui, ma da suo padre. Ciò su cui pone l’attenzione nel docufilm è la grande fatica della nuotata nel Mar Rosso, per sei ore e venti minuti. Pronto a morire per sottostare alla volontà di Dio, ma senza mai arrendersi. E così, bracciate dopo bracciate, a poco a poco, nuotando, raggiunge la sabbia del fondo e riesce a salvarsi.
Del suo passaggio dal Buio alla Luce racconta, invece, nell’opera “Poesie, ma anche prosa”. Una sofferenza puramente esistenziale dal 18 ai 30 anni, fino a quella notte del 24 settembre 1974, quando avvenne la sua esperienza di conversione: da agnostico, perché l’esistenza di Dio lo considerava un problema più grande di lui, a fervente cristiano. «Per me tutto è un miracolo: la natura, le nuvole, i fiori. Non c’è niente di scontato. Tutto merita e pretende il nostro stupore». Il libro si compone di sessantuno poesie ma anche parti in prosa che fungono da collegamento tre le liriche. Soltanto quattordici, quelle più incisive, sono le poesie che Casilli ha deciso di conservare nella sua opera, perché più rappresentative della sua sofferenza. Agli spettatori ne legge due: “Il pozzo” e “Il tram”, in cui si percepisce tutto il dolore che sembrava non avere sbocco e via d’uscita. Altre tre che sceglie di leggere sono, invece, le poesie della Luce: “Tu sofferenza”; “Qual è la verità?”; “Dov’è il tuo pungiglione?”.
La parte finale del docufilm è dedicata ad un libro non ancora stampato, ambientato tra il 1943 e il 1944, dove i protagonisti – soggetti alle persecuzioni razziali – ricevono delle comunicazioni da quattro diversi angeli, per voce di una donna. L’oscurità è la forza di questi colloqui.
E poi, una dimostrazione di Yoga, disciplina praticata da oltre 47 anni. «Nello Yoga bisogna amare la luce e saper visualizzare la luce sfolgorante». A scorrere, infine, le parole del maestro Giuseppe Aletti. «Costantino Maria Casilli insegue la sua visione del mondo e della vita cercando un’intercapedine in cui trovare un suo spazio, a volte per osservare, altre volte per sostare in un gioco degli specchi in cui si è spettatori e protagonisti degli eventi che si intersecano nello scorrere del nostro giorno».
Federica Grisolia
(Vincenzo La Camera – Agenzia di Comunicazione)
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