Un cielo capovolto. Luci in terra che brillano nell’oscurità di una notte a Matera. E’ lo scenario dipinto su maiolica istoriata da Giuseppe Mitarotonda in un nuovo pannello che racconta la storia, evoca il mito ed addirittura riesce a creare connessioni con la fisica quantistica attraverso il linguaggio universale dell’arte.
L’opera sarà presentata in anteprima martedì 19 settembre 2023 alle ore 18.30 nei giardini dell’Hotel del Campo e successivamente andrà ad arricchire la mostra allestita nella chiesa rupestre di Madonna delle Virtù.
Il pannello (delle dimensioni di 1,5 x 1,5 metri) è composto da formelle di maiolica dipinte e restituisce un panorama della città in cui sono ancora presenti le fortificazioni difensive, con porte d’ingresso che di notte venivano sbarrate, e torri di avvistamento che garantivano la sicurezza dai pericoli grazie anche ad una serie di fuochi accesi nei vicinati dei Sassi. Un sistema di difesa civico in cui i falò dovevano essere alimentati per tutta la notte per evitare che si spegnessero.
“L’idea – spiega Giuseppe Mitarotonda – mi è venuta leggendo un passo dell’opera Il Mondo Nuovo in cui il poeta materano Tommaso Stigliani illustra uno scenario che io ho voluto rappresentare. Il mio obiettivo non è ovviamente quello di scrivere la storia attraverso le immagini ma di incuriosire, far appassionare, forse anche far sognare chi guarda i dipinti su maiolica e magari spingerli a ricercare fatti e avvenimenti per far luce sul passato della città”.
A dialogare con Mitarotonda nella presentazione saranno l’avvocato Ninì Zagaria e il fisico Cesare Passarelli che daranno “una lettura particolare delle sue opere – sottolinea Zagaria – basata sulla conoscenza diretta dell’artista e sulle suggestioni che i suoi quadri-mosaico riescono ad evocare attraverso i colori, le scene di vita popolare e le profezie che parlano al futuro tenendo fisso lo sguardo sul passato”.
“Peppino MItarotonda – aggiunge Passarelli – è l’unico artista che ho potuto seguire in tutta la sua evoluzione in virtù della nostra amicizia che ci lega da più di 50 anni. In un tardo pomeriggio invernale, mentre ero immerso nella lettura di testi di fisica quantistica, ho avuto un’intuizione: ho interpretato con i numeri alcuni tratti fondamentali della sua arte. Ne ho parlato con lui per tanti giorni ed alla fine mi ha convinto a esternare le mie intuizioni”.
“A stupire – spiega il Presidente del Circolo La Scaletta, Paolo Emilio Stasi –
non è la bellezza di quest’opera che non fa notizia perché siamo di fronte ad uno degli artisti più talentuosi della città. E’ piuttosto la capacità di Mitarotonda di rappresentare scene di straordinaria quotidianità, perdute nella memoria della comunità, che risultano essere familiari quasi come se facessero parte di un vissuto recente e conosciuto da tutti. Un’opera da vedere e da scoprire, piena di dettagli incredibili e che andrà ad arricchire la mostra allestita nella chiesa della Madonna delle Virtù che sta ottenendo una crescente attenzione da parte dei visitatori della città”.
Giuseppe Mitarotonda
Giuseppe Mitarotonda è nato a Matera il 7 aprile 1939.
Dopo una breve esperienza nel campo del design industriale frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera.
Rientrato a Matera, apre un suo laboratorio nel quale sperimenta varie tecniche operative privilegiando alla fine di un percorso e di una ricerca più intima che di metodo, il mosaico, le vetrate e come naturale necessità di una particolare espressione artistica, la ceramica.
Negli anni Mitarotonda, giunge ad una concezione dell’arte quale unione di due elementi sostanziali: lo sguardo, come motore primo, come visione scatenante; ed un altro elemento più formale, intimamente formale, l’immaginazione.
Alla formazione di tale pensiero contribuiscono gli incontri e le collaborazioni con grandi artisti, che giunti a Matera, frequentano come naturale luogo di incontro il suo laboratorio.
Da Pietro Consagra a Francesco Alvarez, da Mino Maccari a Dadamaino (Edoarda Emilia Maino), fino a Kengiro Azuma e
H. B. Assadour. Ma più intensa tra tutte è la collaborazione ed il rapporto di vera amicizia con il pittore José Ortega (per cui l’arte era volontà di violare tutti i codici e le convenzioni), durante il soggiorno dell’artista spagnolo nella città dei Sassi.
Così nasce in Mitarotonda, un senso più profondo per il colore inteso come principio visivo, trasceso nel concetto che il cielo è metafora dell’azzurro e non viceversa. Ed una ricerca che porta all’accostamento di colori caldi, che sfumano, o che stanno in rilievo, per far emergere, per contrasto i verdi o i grigi, e accanto vortici di bianco e azzurro.
Dominasu tutti nella sua opera, il tema della storia della sua città, a volte tradotta e sottratta all’oblio, a volte evocata o sospesa in memorie ed echi. Una città che ascolta la sua vita, immersa nel sogno di un tempo infinito. Un sogno che desidera solamente l’elogio delle stelle e le carezze del vento.
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