Inserire il gender procurement in tutti i bandi regionali per ridurre il divario di genere nell’ambito lavorativo E’ questa la proposta della Consigliera regionale di parità, Ivana Pipponzi, in occasione del prossimo Consiglio regionale, calendarizzato per il 28 giugno, che porta all’ordine del giorno il tema della parità di genere.
“L’invito che rivolgo all’intero Consiglio regionale – afferma Pipponzi – è quello di predisporre un testo legislativo che obblighi gli Uffici regionali e tutte le stazioni appaltanti della Regione Basilicata, sia in caso di predisposizione di bandi per l’erogazione di contributi pubblici alle imprese che in caso di appalti pubblici di opere, ad inserire sanzioni (esclusione al bando) per quelle aziende che hanno posto in essere condotte discriminatorie di genere sul posto di lavoro e premialità per quelle virtuose con misure in favore del lavoro femminile e di welfare aziendale”.
Il tema della parità di genere nel mondo del lavoro è molto sentito. A livello europeo sono stringenti gli indirizzi per l’introduzione del Gender Responsive Pubblic Procurement, previsto dalla Agenda Onu 20/30 per promuovere la parità di genere come leva dello sviluppo economico sostenibile, prevedendo una nuova responsabilità sociale rivolta alle imprese ed al mondo del lavoro. Il Gender Procurement, come è noto, è uno strumento introdotto dalla Commissione Europea, inserito nel Pnrr nell’ambito dei cicli di programmazione, per favorire gli investimenti in parità. Relativamente agli appalti della pubblica amministrazione – ad esempio anche quelli attivati con il Recovery fund – introduce punteggi che premiano le imprese che adottano l’uguaglianza di genere nelle retribuzioni, nelle carriere, nel management attraverso l’individuazione di indicatori adeguati. Nel rispetto delle norme sovranazionali, potranno così essere individuati una serie di criteri che richiedono alle imprese partecipanti a gare di appalto concrete azioni a favore della parità in azienda, con specifici traguardi da raggiungere quanto ad equilibrio di genere nelle posizioni manageriali e di eliminazione del divario retributivo/salariale.
“In particolare, le azioni da porre in essere – aggiunge la Consigliera di parità – potrebbero essere articolate sia intervenendo sui criteri di aggiudicazione, attraverso la previsione di “punteggi tabellari” per valutare la qualità della struttura organizzativa del personale coinvolto nell’esecuzione della prestazione oggetto dell’appalto, sia sui criteri aggiuntivi. In questo caso, in presenza di offerte valutate come equivalenti, avrebbe un peso maggiore la valutazione di criteri sociali. In particolare, potrà essere valutata positivamente l’assenza, negli ultimi tre anni, di verbali di conciliazione extragiudiziale per discriminazione di genere; l’assenza, negli ultimi tre anni, di una sentenza passata in giudicato di condanna al reintegro nel posto di lavoro della lavoratrice licenziata in violazione del divieto di licenziamento, ovvero per altra condotta discriminatoria sul posto di lavoro; la presenza di politiche aziendali che favoriscono la conciliazione vita-lavoro (es. la flessibilità oraria, il ricorso allo smart working); la presenza di asili nido aziendali”.
E ancora “sulla base di alcune esperienze già realizzate – dichiara ancora Pipponzi – altri elementi idonei potrebbero essere idonei ad orientare la valutazione delle imprese. Quali, ad esempio, le analisi effettuate con cadenza almeno annuale in ottica di genere, della popolazione aziendale e dei relativi fabbisogni, in termini di conciliazione vita-lavoro. Come anche potrebbero costituire premialità i percorsi di formazione finalizzati a sensibilizzare i vertici aziendali a considerare “la diversità come valore”, a costituire team multidisciplinari ed equamente composti tra generi. Non ultime le misure family friendly, quali i congedi obbligatori per i padri, il bonus gravidanza, l’estensione della durata del congedo obbligatorio, come misure finalizzate a migliorare il benessere organizzativo e il clima organizzativo all’interno dell’azienda, a scardinare gli stereotipi di genere, a favorire la redistribuzione del carico di cura familiare tra uomini e donne”.
“Recuperando, dunque, i dettami del Pnrr – conclude la Consigliera regionale di parità – il mio auspicio è che la Regione Basilicata adotti una proposta di legge sul gender procurement per mettere finalmente in campo azioni concrete volte a favorire la partecipazione delle donne ai processi di sviluppo sostenibile e all’innovazione, promuovendo la partecipazione femminile al mercato del lavoro, sia nei settori produttivi ad alta concentrazione femminile che in quelli emergenti”.
Views: 14