Nella storia del melodramma, la figura del “barbiere” occupa un posto di riguardo, non fosse altro per l’ispirazione che da Beaumarchais e dal suo Figaro seppero trarre illustri compositori tra la fine del Settecento e i primi anni dell’Ottocento (per la cronaca: anche il protagonista del “Wozzeck” di Berg, comunque, è un barbiere).
“La risorsa del mestiere” è uno spettacolo, scritto da Stefano Valanzuolo, che intorno all’archetipo di Figaro, appunto, divaga e gioca per mettere insieme, in una trama coerente ma surreale, varie pagine musicali scritte da Paisiello, Mozart e Rossini. I due italiani furono autori, a distanza di trentaquattro anni, del medesimo titolo, “Il barbiere di Siviglia”, sfruttando due libretti diversi e dando luogo ad una querelle tra sostenitori dell’uno e dell’altro; Mozart invece, nel 1785, scrisse “Le nozze di Figaro”, attingendo ad un capitolo differente della trilogia di Beaumarchais dedicata a Figaro.
Ne “La risorsa del mestiere” (il titolo si rifà ad una citazione rossiniana), spettacolo inedito in prima esecuzione, si immagina che un barbiere dei giorni nostri, del tutto sprovveduto in fatto di opera lirica, si imbatta casualmente nella messinscena dei lavori appena citati, mentre disperatamente sta dandosi da fare per cercare lavoro, dopo essere stato costretto a chiudere bottega. Da questo spunto comico nascono varie situazioni al limite della credibilità, che offrono, più che altro, la chance al pubblico di ascoltare una selezione di brani di Paisiello, Mozart e Rossini sul filo di una trama divertita e divertente.
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