di Michele Selvaggi
Pisticci. Da diversi decenni ormai, le feste di metà agosto, che onorano il Protettore S. Rocco, S. Vito e l’Assunta, si sono conclusi (vviamente da non considerare gli ultimi 2 anni, per via del Covid) nel Piazzale Lasalsa, la sera del 18 agosto, con la esibizione di un cantante di grido accompagnato dalla sua orchestra, alla presenza di non meno di 5 – 6 mila spettatoti. Nei primi anni del dopoguerra invece, vogliamo ricordare, che le feste di S. Rocco, trovavano la loro conclusione la sera del 17 agosto con i fuochi pirotecnici di mezzanotte e la esibizione della orchestra lirica o sinfonica, preceduta in prima serata, da una speciale gara, molto attesa e spettacolare, meglio conosciuta, come dell’albero o palo della “cuccagna”. Una sfida tra giovani dei diversi rioni dell’abitato che nel giro di un paio di ore davano dimostrazione delle loro qualità di arrampicatori per arrivare nel punto più alto della grossa pertica, piantata al centro di P.zza S.Rocco, dove era posizionato tanto ben di Dio, dai diversi pacchi di pasta, salumi, formaggi, carne, frutta di stagione, biscotti, compreso qualche indumento come camice e altro. Insomma, tanta bella e buona roba che, per i tempi di magra di allora, facevano comodo al soddisfacimento dei bisogni della famiglia del vincitore la gara. Il palo, alto una quindicina di metri, prima dell’apertura della gara, veniva abbondantemente cosparso di sapone su tutta la superficie, in modo da rendere la scalata abbastanza difficoltosa. Prima dell’inizio gara, la benedizione del palo, da parte dell’arciprete don Vincenzo Di Giulio. La maggior parte dei concorrenti, che avevano la possibilità di provare 3 o 4 volte la scalata, riusciva ad arrivare più o meno a metà altezza per poi scivolare a terra. Ma tra i tanti giovani che si cimentavano, c’erano alcuni che si dimostravano bravi a superare l’insidia del sapone sparso sulla superficie del legno. Uno di questi si chiamava Nicola, che poi emigrò all’estero dove fece fortuna, ma ebbe anche….sfortuna. Lui fu quello che si aggiudicò più gare di tutti e non c’era verso per batterlo. A suo vantaggio, la bassa statura, la straordinaria agilità ed anche la grande forza nelle gambe e nelle braccia, che gli permetteva di salire con una certa facilità fino ad arrivare in vetta dove si preoccupava di raccogliere il bottino che poi pian piano buttava giù, dove c’era qualcuno a raccoglierlo. In tutta la piazza, tanti gli incitamenti attraverso un tifo da stadio, e quando il vincitore tornava a terra, veniva portato in trionfo per tutta la piazza. Uno spettacolo divertentissimo che coinvolgeva gran parte della gente che sempre numerosa assisteva all’evento. La gara precedeva di poco l’arrivo del carro trionfale in piazza San Rocco, preludio degli ultimi spettacoli di musica sinfonica o lirica e fuochi pirotecnici che, praticamente, chiudevano i festeggiamenti.
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