L’intervento dell’Amministratore Unico, Vita, alla tavola rotonda organizzata dall’Anci
Potenza, 14 ottobre 2016
“La gestione del servizio idrico integrato deve superare l’attuale frammentarietà e puntare ad un sistema di responsabilità, anzi, di corresponsabiltà nell’ambito delle regioni del Sud Italia”. Lo ha affermato l’amministratore unico di Acquedotto Lucano, Michele Vita, intervenendo in rappresentanza della Regione Basilicata alla tavola rotonda che si è svolta a Bari nell’ambito della trentatreesima assemblea dell’Anci. Una strategia che non solo trova una larga condivisione tra i gestori del servizio, ma che è fatta propria anche dal Governo e dal presidente dell’Autorità per l’energia elettrica il gas e il servizio idrico integrato, Guido Bortoni.
“La nostra regione – ha affermato Vita – esattamente un anno fa, con la sottoscrizione del protocollo di intesa tra Acquedotto Lucano e Acquedotto Pugliese, ha avviato una partnership tra utilities dell’acqua che attiva stabili relazioni industriali ed apre nuovi scenari di crescita pei territori; nella stessa direzione si muovono gli incontri avuti con gli altri gestori del Sud, al fine di pervenire ad una alleanza che migliori il servizio idrico, pur consapevoli che si tratta di un percorso coraggioso, che per esaurirsi richiederà un confronto attento e complesso ”.
“L’aggregazione delle gestioni – ha proseguito Vita – resta una prospettiva distinta dalla gestione del sistema idrico primario (le dighe e i grandi adduttori), per la quale vanno sviluppate forme di governo che tengano conto delle specificità e caratteristiche dei territori, partendo dall’Accordo di Programma con la Puglia ed il Governo, siglato nel 1999 e rinnovato il 30 giugno scorso.
“In tal senso, la Basilicata ha fatto una scelta chiara e di prospettiva – ha proseguito Vita -, affrontando il tema delle risorse idriche attraverso un metodo di governo consapevole, in un clima di solidarietà che intende salvaguardare e tutelare le aspettative ed i diritti delle future generazioni: sono tutte attività di una complessità enorme per le quali il nostro lavoro futuro non potrà che essere forte e rigoroso. Partendo esattamente da questo Accordo e rendendo utile questa storia comune che rappresenta sicuramente uno dei precedenti più interessanti a livello nazionale, sarebbe auspicabile riproporre e ad allargare questo modello di federalismo, nel rispetto della gestione degli invasi e dei grandi adduttori la cui competenza non può essere sottratta ai territori che ne dispongono”.
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