Comunità energetiche rinnovabili in piccoli Comuni Sud: Cestari, è possibile superare i ritard

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L’evento clou nazionale a Castelmezzano di «Voler Bene all’Italia», la manifestazione di Legambiente dedicata quest’anno alle Comunità energetiche, è un esempio-modello virtuoso per tutto il Sud e in particolare per i piccoli comuni su come è possibile recuperare i ritardi per raggiungere l’obiettivo fissato dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin di dar vita a 15 mila aggregazioni di cittadini e imprese per produrre e consumare energia elettrica da fonti rinnovabili. A sostenerlo è una nota del gruppo Cestari che , con base operativa a Moliterno, attraverso proprie società specializzate in Italia e all’estero, opera nel settore della produzione elettrica da fonti rinnovabili, realizzando impianti ecocompatibili e valutando gli impatti ambientali e sociali connessi all’implementazione di tecnologie alimentate da fonti alternative di energia. Il presidente del Gruppo Alfredo Carmine Cestari sottolinea che al Sud sono ancora un centinaio i piccoli Comuni (sotto il 5mila abitanti), a cui il PNRR mette a disposizione 2,2 miliardi per la costituzione proprio delle CER, una quarantina  i Piccoli Comuni 100% rinnovabili, una decina quelli che presentano i migliori risultati in termini di mix energetico. Bisogna dare atto al Ministro Fratin di provare a recuperare i (tanti) ritardi accumulati nei mesi scorsi con la proposta di un decreto che mira appunto a incentivare le comunità energetiche. Il testo normativo presentato dal Ministro è costruito principalmente su due assi: da una parte il sistema di incentivazione per chi si associa nelle comunità energetiche con una premialità per l’autoconsumo; dall’altro, uno stanziamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza per finanziare a fondo perduto fino al 40% dei costi gli impianti ubicati nei comuni fino a 5mila abitanti, nei quali altrimenti l’investimento sarebbe più difficile da sostenere. Ci sono dunque le condizioni migliori. Spetta dunque in primo luogo agli amministratori regionali e locali – aggiunge Cestari – fare la propria parte. Da parte del Gruppo c’è il massimo sforzo attraverso incontri istituzionali, soprattutto nelle regioni del Sud, coinvolgendo Comuni e cittadini, proprio per realizzare il più alto numero di comunità energetiche rinnovabili. Adesso ci sono nuove possibilità di creare le comunità energetiche, partendo dalla progettazione degli impianti seguendo tutte le fasi.
Soprattutto il Sud – dice Cestari – è ricchissimo di comuni e borghi, spesso distanti dai grandi nuclei urbani e dalle grandi centrali. Un ulteriore “sforzo” indicato: creare una misura ad hoc per spingere la realizzazione di impianti diffusi in periferia, incentivando peraltro anche l’aggregazione di cittadini, aziende, enti locali ha un valore non solo di risparmio energetico ma anche etico, di stimolo alla coesione di cittadini e imprese ed attività produttive locali. Il peso di rinnovabili dell Sud – dove si concentra il 40,2% delle energie pulite del Paese – vale il 37,4% della potenza fotovoltaica, il 96,5% della potenza eolica ed il 27,2% della potenza degli impianti a bioenergie. La transizione ecologica ed energetica – conclude la nota –  passa attraverso i piccoli comuni.

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