Aumento della Tari a Matera, sindaco e assessore chiariscono

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Dopo l’approvazione in consiglio comunale della Tariffa rifiuti (Tari) 2025, il sindaco Domenico Bennardi e l’assessore all’Igiene urbana, Massimilano Amenta, precisano le ragioni di quella che alla fine è stata una presa d’atto. “Il Piano economico e finanziario (Pef) dei rifiuti e le nuove tariffe Tari 2025 -spiegano Bennardi e Amenta- è stato fisiologicamente influenzato dall’aumento generalizzato dei costi di beni (anche di prima necessità) e servizi, che ha coinvolto nell’ultimo biennio tutta l’economia delle famiglie italiane. Nello specifico ci riferiamo agli oneri di sistema come trasporto, carburante, smaltimento ecc., aumentati anche a seguito dell’adeguamento all’inflazione riferita al solo anno 2023. I servizi resi sono stati poi variati in conseguenza delle emergenze ambientali (raccolta di rifiuti in discariche abusive, decoro a seguito di eventi alluvionali) e perché connessi a interventi finalizzati ad accogliere i turisti in maniera adeguata (raccolta quotidiana dell’umido in zona Sassi, incremento dell’attività di pulizia, spazzamento, decoro urbano, raccolta puntuale dei cestini nelle zone centrali della città). A questi fattori, si aggiungono le spese di mantenimento dell’impianto di trattamento delle vasche di conferimento in zona La Martella, dove il servizio di gestione ha subìto fisiologici incrementi di spesa sempre dovuti all’aumento generalizzato di beni e servizi. Spesa che deve essere bollettata come previsto dalla legge”. Gli uffici comunali stimano che per un immobile di 100 metri quadri e famiglie da 3 a più di 6 componenti, ci sarà un aumento annuo che oscilla tra 15 e 30 euro, ovvero 1,50-3 euro al mese. Il sindaco nella sua veste di vice presidente del consiglio nazionale dell’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci), spiega i passi fatti a livello nazionale, perché l’incremento è stato inserito nei Pef di tutta Italia. “Con la Tari 2024, scattano gli aumenti della tassa sui rifiuti un po’ ovunque. -rimarca Bennardi- Non poteva essere diversamente tra inflazione, guerra in Ucraina e in Israele e i prezzi dell’energia che non sono ancora scesi ai livelli pre-pandemia, anche quest’anno la Tari registra un aumento in tutta Italia da Nord a Sud. Il calcolo delle tariffe viene fatto in base ai costi del servizio integrato dei rifiuti riportati nel Pef, e quantificati sulla base delle rigorose regole stabilite dall’Arera (Autorità reti, energia e ambiente), come disciplinato dalla legge 27 dicembre 2017 n. 205. I Comuni non hanno discrezionalità nel conteggio, in quanto i costi dell’anno di riferimento sono stabiliti sulla base dei costi storici consuntivi sostenuti dal gestore e dall’ente nel secondo anno precedente. A testimonianza di ciò, lo scorso aprile 76 Comuni umbri di diverso orientamento politico hanno protestato contro questo sistema, sottolineando come esso trasformi gli enti in esattori, impedendo loro qualsiasi margine di intervento sulla tariffa, anche in virtù della differenziazione dei rifiuti, quindi del principio che chi più inquina più paga. L’Anci ha già lanciato un allarme su questo, abbiamo chiesto un intervento urgente del governo per impedire un rialzo delle tariffe del servizio di gestione dei rifiuti urbani, dovuto a un intreccio di difficoltà legate all’applicazione delle regole Arera, e principalmente alla vicenda dei cosiddetti ‘impianti minimi’ innescata da alcune sentenze del Consiglio di Stato contro le determinazioni dell’Autorità. Ogni Comune cerca come può di mitigare la tariffa grazie alla destinazione di un milione di euro derivante dalle maggiori entrate previste nell’anno in corso dall’aumento della Tassa di soggiorno. Sono convinto si possa percorrere la strada già discussa nel corso dell’ultimo consiglio comunale, ovvero sfruttare le opportunità offerte dalla nuova legge di bilancio per destinare risorse derivanti dal turismo su altri capitoli di spesa delle finanze comunali: in questo caso l’abbattimento della Tari quantomeno a favore delle famiglie più bisognose. Nelle città turistiche con flussi costanti e importanti, si generano inevitabilmente maggiori rifiuti che determinano maggiori costi di smaltimento per il gestore e per l’ente; costi che non possono ricadere esclusivamente sui residenti e possono essere almeno in parte ripagati dagli stessi turisti, attraverso una parte dell’Imposta di soggiorno. Ritengo si debba lavorare in questa direzione nel consiglio comunale, dove si aggiorna e convalida il Pef”.

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