
Nella Mostra dell’artista tursitano Luigi Caldararo
Luigi Caldararo, artista tursitano, ritorna ad esporre dopo l’ultima mostra di sedici tele a
tecnica mista che aveva come tema una “lettura per “immagini del romanzo di Raffaele
Nigro (al quale lo lega una solida ed “antica” amicizia) “Fernanda e gli elefanti bianchi di
Hemingway”.
La mostra, allestita nelle sale di Palazzo Barbetta, situato nel piazzale antistante la
Cattedrale, sarà inaugurata sabato 31 luglio alle ore 20.00 e resterà aperta sino al 15
agosto (dalle ore 18.00).
Fonte d’ispirazione e filo conduttore che le lega le 22 tele è “Il mondo dei tarocchi”, tema
affascinante che ha offerto all’artista la necessaria provocazione per dare spazio alla sua
fertile e complessa creatività.
“Gli Arcani Maggiori – spiega Luigi Caldararo – chiamati anche Trionfi, sono un gruppo di
21 carte più il matto, considerate “chiavi” per la meditazione, la crescita personale e la
divinazione”. Infatti, gli Arcani Maggiori, secondo la cartomanzia, racchiudono i più grandi
segreti e, con i loro simboli, i loro colori, e le loro figure, ci parlano e ci aiutano a
comprendere meglio la nostra vita amorosa.
“La mia attenzione – sottolinea Caldararo – non è stata rivolta agli Arcani maggiori come
gruppo di carte per svelare chissà quale segreto, ma semplicemente come tele da
disegnare e colorare componendo e scomponendo figure e ambienti, scomodando autori
importanti, sconfinando nella grande storia, con la raffigurazione dell’Imperatore Federico
II e del Papa Paolo III. A seguire la Cattedrale dell’Annunziata, la Rabatana di sempre con
la Donna luna, Il Carro trionfante della Madonna di Anglona, La Ruota misericordiosa della
fortuna con il convento di San Francesco, i calanchi, il castello gotico immaginario e via
Pietro Giannone.
Le tavole sui Tarocchi sono state ricercate, pensate e meditate con il desiderio di offrire
un viaggio nel nostro territorio con il suo patrimonio storico-culturale”.
Un lavoro durato diversi anni che si è concluso con l’allestimento di questa mostra, rinviata
già dall’anno scorso a causa del Covid, per offrirci un cromatico percorso di lettura della
storia e del nostro tempo con un forte legame “scenico” con il territorio che ha costituito
(già dalla prima importante mostra di Caldararo risalente agli anni ’80 e “liberamente”
ispirata al romanzo “I fuochi del Basento” di Raffaele Nigro) una fonte primaria dove
attingere a piene mani testimoniando così anche il profondo legame con la sua Tursi.