Troppi sanitari che si dedicano alla carriera politica

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Alla fine dei conti è l’unico dato oggettivo che sta emergendo dalle assemblee pubbliche che si stanno tenendo nella Provincia di Matera negli ultimi mesi sulla crisi della sanità lucana. Quando intervengono sindaci, assessori e consiglieri vari, molti di questi parlano fondando le proprie affermazioni sulla loro esperienza nel settore sanitario lucano. Chi medico, chi infermiere, chi tecnico, chi dipendente amministrativo, chi dirigente, chi sindacalista. Ma nelle corsie degli ospedali chi è rimasto se sono tutti concentrati sulla propria carriera politica?

Ovviamente è una provocazione, ma forse neanche tanto. Vorrei fare l’esempio di un ipotetico istituto di scuola superiore. Se i genitori si rendono conto che il proprio ragazzo mostra carenze di apprendimento a causa del basso livello dell’insegnamento, si prodigheranno per trasferirlo ad un altro istituto. E il passaparola allontanerà altri studenti già iscritti e nuove possibili matricole. Ma il basso livello dell’insegnamento è dovuto principalmente all’impegno in primis dei docenti e poi di tutto l’apparato scolastico, dalla dirigenza alla segreteria, per arrivare ai collaboratori scolastici. Se un docente si assenta spesso, se un docente non si impegna nel seguire gli studenti, se il clima della classe e dell’istituto non è adeguato, lo studente avrà inizialmente semplici lacune che poi diventeranno gravi carenze che si porterà dietro per tutto il corso della vita.

Lo stesso vale per la sanità. Se un dottore si assenta spesso, se un dottore non si impegna nel seguire i pazienti, se il clima nel reparto e nella struttura sanitaria non è adeguato, il paziente avrà inizialmente semplici lacune che poi diventeranno gravi carenze che si porterà dietro per tutto il corso della vita. Solo che una carenza sanitaria è molto più grave di una carenza scolastica.

Così come ci sono delle incompatibilità tra pubblici uffici o tra professioni, si potrebbe proporre a livello nazionale l’istituzione dell’incompatibilità tra il contratto di lavoro di dipendente sanitario e l’incarico politico ed in consigli di amministrazione di enti pubblici o parapubblici. Il sanitario che vuole fare politica si licenzi e si faccia assumere nella sanità privata.

A questo si dovrebbe aggiungere anche l’imposizione di un limite al numero di prestazioni che il medico specialista effettua presso le strutture private o presso il proprio studio specialistico tenendo conto del numero di prestazioni che effettua durante l’orario di lavoro presso la struttura sanitaria pubblica di cui è dipendente.

La sanità pubblica oggi è in piedi grazie ai sacrifici di tantissimi operatori che nel silenzio delle proprie sacrificate giornate lavorative portano avanti anche il lavoro di colleghi sfaticati o impegnati in politica.

Antonio Di Matteo, Consigliere comunale di MuoviAmo Tursi

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