
Nel frattempo abbiamo segnalato alle autorità competenti che le omissioni amministrative degli uffici regionali sono la causa dei danni all’agricoltura e ai cittadini che circolano sulle strade. I risarcimenti che la Regione paga sono una spesa che trova origine proprio nelle omissioni prima dette. Quindi accertato il nesso di causalità diretta tra spesa pubblica e comportamenti amministrativi, la magistratura contabile dovrà provvedere di conseguenza. Perché sarebbe bastato dichiarare lo stato di calamità, aprire la caccia tutto l’anno in deroga alla normativa di riferimento e favorire lo smaltimento delle carcasse da parte dei cacciatori e la popolazione dei cinghiali si sarebbe ridotta considerevolmente.
Questo non è stato fatto. Anzi, si sono inventati calendari venatori, regole astruse, oneri a carico dei cacciatori che rendono impossibile andare a caccia e quindi abbattere i cinghiali e quindi ridurre i loro danni. Va aggiunto che gli atti della Regione hanno di fatto favorito il bracconaggio. Gli agricoltori si sono attrezzati con i cappi e il veleno in una lotta senza quartiere. Nonostante le migliaia di cinghiali uccisi abusivamente, la soluzione del problema è solo rinviata. Abbiamo chiesto alcuni mesi fa agli uffici regionali competenti di prendere alcuni provvedimenti, salvo assumersi ogni responsabilità personale per la mancata approvazione di provvedimenti di emergenza. Braia e Pittella stanno sottovalutando il problema e se ne accorgeranno presto. Da canto nostro, stiamo incentivando gli agricoltori a rivalersi giudiziariamente nei confronti della Regione aderendo ad una convenzione con alcuni periti ed avvocati e abbassando l’onere a carico dei danneggiati.