
La campagna Zero Morti sul Lavoro non può più attendere”
Morto sul lavoro a Matera. UIL Basilicata: “Subito un piano straordinario di sicurezza nei settori ad alta presenza di manodopera straniera. La campagna Zero Morti sul Lavoro non può più attendere”
La tragica morte di un operaio agricolo 40enne, avvenuta ieri in un’azienda nella zona di La Martella a Matera, riporta drammaticamente al centro del dibattito la questione della sicurezza sul lavoro, in particolare nel settore agricolo e tra i lavoratori stranieri. Si tratta della quinta vittima sul lavoro registrata in Basilicata dall’inizio del 2025, una cifra che – seppur riferita a una regione di piccole dimensioni – assume un peso enorme in termini di impatto sociale e umano.
A intervenire con fermezza è Bruno Di Cuia, dirigente della segreteria regionale della UIL Basilicata:
“Questo ennesimo lutto impone un’accelerazione della nostra battaglia per il diritto alla vita nei luoghi di lavoro. La campagna nazionale Zero Morti sul Lavoro deve tornare ad essere una priorità assoluta per tutte le istituzioni, a partire da quelle locali fino al Governo. Non possiamo più limitarci al cordoglio. Occorre agire.”
Secondo Di Cuia, componente del coordinamento nazionale UIL migrante, i lavoratori agricoli extracomunitari, spesso sottoposti a condizioni di fragilità contrattuale e invisibilità sociale, rappresentano una delle categorie più esposte al rischio di infortuni gravi o mortali.
“La presenza massiccia di manodopera straniera, in gran parte proveniente da Paesi extra-UE, è una realtà strutturale del comparto agricolo lucano e nazionale. Ma non possiamo accettare che questa presenza coincida sistematicamente con una riduzione delle tutele. I lavoratori stranieri non sono manodopera di serie B. Hanno diritto alla stessa sicurezza, alla stessa dignità, allo stesso rispetto.”
Un ulteriore grido d’allarme arriva dall’analisi degli ultimi dati pubblicati dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL), che evidenziano gravi ritardi nell’applicazione della patente a crediti per la sicurezza, strumento previsto dal decreto-legge n. 19/2024 e destinato a valutare l’affidabilità delle imprese sul piano della prevenzione infortuni.
“Oggi – afferma Di Cuia – mancano all’appello decine di migliaia di aziende, il personale ispettivo è inadeguato, e il sistema di decurtazione dei punti è talmente farraginoso da renderlo inefficace. Se per togliere punti serve una sentenza passata in giudicato, rischiamo che i controlli diventino un esercizio sterile. A ciò si aggiungono i ritardi nell’accesso ai dati e nell’attribuzione dei punteggi aggiuntivi: siamo davanti a un’arma spuntata.”
Una vera riforma della sicurezza sul lavoro parte dalla giustizia sociale
La questione migratoria e quella del lavoro non possono essere trattate come due ambiti separati. Il volto più brutale dello sfruttamento si manifesta proprio dove le fragilità sociali si intrecciano: nei campi agricoli, nei cantieri edili, nei laboratori tessili, nei magazzini della logistica. La morte del bracciante a Matera è solo l’ultima pagina di un racconto che non può più essere taciuto.
Non è più sufficiente invocare nuove leggi o bandire campagne simboliche. Servono azioni strutturali, risorse, ispezioni, personale specializzato, il personale ispettivo del Ispettorato del lavoro è sottodimensionato, soprattutto e va sottolineato in provincia di Matera, con una scarsa preparazione per affrontare realmente il fenomeno, e i meccanismi di decurtazione dei punti , come detto si è dimostrato da solo inefficace, e soprattutto una chiara volontà politica. Le organizzazioni sindacali, come la UIL, continuano a fare la loro parte, ma è lo Stato che deve garantire che nessun lavoratore – indipendentemente dalla sua nazionalità – venga messo in condizione di rischiare la vita per portare a casa il pane.
È necessario – aggiunge Di Cuia – istituire una task force regionale e nazionale per la sicurezza sul lavoro, con focus specifici sui settori ad alta incidenza di manodopera straniera. Occorre anche integrare maggiormente le comunità migranti nel tessuto sindacale, facilitando l’accesso alla formazione sulla sicurezza, alla conoscenza dei diritti e agli strumenti di tutela.
La sicurezza sul lavoro è un diritto costituzionale. Ogni vittima è una ferita inferta alla democrazia. Ogni morte evitabile è una responsabilità collettiva.