Legambiente chiede rispetto per i luoghi durante le lavorazioni dei film a Matera. 

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Il cinema a Matera non ha portato solo benefici: se da un lato la città è diventata un set privilegiato per film a tema biblico, dall’altro la cronaca registra anche episodi di danneggiamento e abuso del suo patrimonio storico e naturale.
Il primo caso risale al 1964, quando Pier Paolo Pasolini, durante le riprese de Il Vangelo secondo Matteo, voleva far esplodere con la dinamite una casa abbandonata a Casalnuovo. Fortunatamente, il Consiglio Comunale dell’epoca si oppose e la scena venne girata a Ginosa.
Un altro episodio significativo si verificò nel 1984, quando il monumento a Monsignor Di Macco, in via Purgatorio Vecchio nel Sasso Caveoso, crollò a causa delle vibrazioni provocate da un generatore di corrente collocato in una grotta sottostante, nel corso delle riprese di King David di Bruce Beresford.
Nel 2014, durante la lavorazione del film Christ the Lord di Cyrus Nowrasteh, si sono verificati problemi logistici. Lungo la stradina che porta al piazzale di Murgecchia transitarono diversi mezzi pesanti, tir e camper, mentre a Porta Postergola circa venti camion di Cinecittà hanno creato un vero e proprio parcheggio selvaggio arrecando non pochi disagi ai residenti della zona.
Uno dei casi più controversi è stato quello del film The Book of Clarence, girato nel 2022. Le riprese hanno causato danni significativi: il basolato di via Madonna delle Virtù rovinato, diversi tombini intasati, molte chianche danneggiate dal passaggio dei mezzi e circa 25 grate per il drenaggio delle acque piovane occluse. L’uso massiccio di sabbia per l’allestimento del set, oltre a ostruire i tombini, ha provocato un impatto ambientale rilevante: la sabbia, non presente naturalmente nel torrente Gravina, finiva nelle sue acque a ogni pioggia, compromettendo l’equilibrio dell’ecosistema.
Dal 3 al 23 giugno 2025, precedute da attività di allestimento iniziate il 12 maggio, si sono svolte le riprese della serie The Chosen in un’area nei pressi della Chiesa rupestre di San Falcione, a Murgia Timone. Per raggiungere il set sono stati impiegati pick-up, quad e mezzi cingolati con ruote in gomma, che hanno completamente spianato la zona, trasformando un’area un tempo coperta da vegetazione erbacea tipica della regione sub-mediterranea orientale in uno spiazzo sabbioso. Durante le riprese, circa 200 persone – tra troupe, maestranze, attori e comparse – hanno attraversato ripetutamente l’area, contribuendo al degrado del sito.
Nello stesso identico luogo – il leggero pendio che dal piazzale asfaltato di Murgia Timone conduce quasi al ciglio del torrente – dal 12 al 26 luglio sono previste le riprese del docufilm The Saints, prodotto da Lupin Film, comprensive di attività di allestimento e disallestimento. Anche in questo caso, è previsto l’utilizzo degli stessi sentieri con pick-up, quad e mezzi cingolati, mentre altre 200 persone (80 tra tecnici e maestranze, 2 attori, 2 stuntmen e 100 figuranti) calpesteranno nuovamente l’area.
E come se non bastasse, ad agosto arriverà Mel Gibson per le riprese del suo nuovo film Resurrection.
È facile prevedere che, dopo questo vero e proprio tour de force tra montaggi, riprese e smontaggi, dei 1500 mq di Z.P.S./Z.S.C. della Rete Natura 2000 e dell’habitat di interesse comunitario non resterà che la sola denominazione. Per limitare i danni, sarebbe quanto meno opportuno predisporre passerelle e basolati, vietare l’uso dei mezzi motorizzati e imporre interventi di recupero floristico e ambientale.
Occorre rammentare, ammesso che ce ne sia bisogno, che qualsiasi danno arrecato compromette in modo irreversibile un patrimonio che appartiene non solo alla comunità locale, ma all’intera umanità. Essendo sito UNESCO è doveroso proteggere e conservare tali beni per le generazioni future. Ogni danno derivante da attività non compatibili può mettere a rischio la permanenza del sito nella lista del patrimonio mondiale. 
Le produzioni cinematografiche possono essere un’opportunità per promuovere il territorio, ma devono essere gestite in modo sostenibile. È essenziale che la valorizzazione non si trasformi in sfruttamento, a scapito della conservazione. Le strutture rupestri sono estremamente delicate. Vibrazioni, carichi eccessivi, modifiche temporanee o permanenti possono causare cedimenti, deterioramento o perdita di affreschi e elementi architettonici. Molte di queste chiese sono ancora oggi luoghi di culto o simboli fortemente identitari per la popolazione locale. Usarle senza le dovute cautele significa non solo rischiare danni fisici, ma anche mancare di rispetto alla comunità.
Matera, con i Sassi e il Parco delle Chiese Rupestri, continua ad attrarre produzioni cinematografiche internazionali. Tuttavia, la storia degli ultimi decenni dimostra che questo interesse può trasformarsi in un pericolo concreto per un bene fragile e prezioso. Non si tratta di opporsi alla presenza del cinema, ma di pretendere che essa sia compatibile con la tutela ambientale, storica e culturale del territorio. 
Per questo continueremo a vigilare con attenzione, e non esiteremo a segnalare e denunciare ogni abuso o comportamento irrispettoso che metta a rischio l’integrità dei luoghi.

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