
PISTICCI. Non sappiamo quanti hanno avuto occasione di leggere “Tempeste di guerra e di ghibli, da Tobruk ad El Alamein”, un interessante lavoro del nostro compaesano Nicola Auricchio, un veterano di quella guerra, che, prima di morire, attraverso aneddoti ed episodi ha voluto testimoniare sulla tragica campagna di Libia della Seconda Guerra Mondiale. Un libro che comunque ogni pisticcese amante della storia, dovrebbe conoscere. Pagine su cui l’autore ha lasciato toccanti memorie di una guerra che, come altri pisticcesi su altri fronti, lo ha visto combattente impegnato nel 68° Battaglione Mitraglieri Motorizzato “Cirene”. Un’opera ( prefazione di Amalia Marmo), che attraverso un centinaio di pagine in bella veste tipografica, racconta la sua esperienza di soldato nell’arido deserto libico, negli anni bellici 40-43, che Auricchio, attivissimo amministratore comunale socialista negli anni 60 – 70, ha dedicato ai suoi amati nipoti. “Sono vivo grazie all’aiuto di alcuni santi e di Dio”, spiega nel suo libro l’autore che, tra l’altro, ricorda diversi episodi del conflitto in terra libica e in particolare “quel 27 maggio 1941”, quando il suo reparto partì per il confine egiziano e il camion che li trasportava fu avvolto da una terribile tempesta di ghibli, finendo addosso ad un altro automezzo in cui trovò la morte l’autista. Anche se ferito, Auricchio rifiutò il ricovero in ospedale da campo e montò la guardia per una notte al commilitone deceduto e al materiale contenuto nel camion di cui aveva la responsabilità. Episodio che si aggiunge ad altri, come quelli ricordati negli Ospedali da campo di Tobruk e di Bengasi colpiti dai bombardamenti inglesi e dove rischiò di rimanere prigioniero. Il racconto poi, si sposta in Italia che raggiunse con una nave ospedale. Dal 47° Reggimento Fanteria di Lecce, alla Legione Calabria del Nucleo Antiparacadutisti , agli sbarchi degli anglo americani, il passo è breve. “ “Solo allora – spiegava Auricchio nel suo lavoro – mi venne in mente il vero significato della frase latina “Guai ai vinti”. Noi poveri soldati italiani, avevamo consegnato le armi ai vincitori. Ma da questi fummo trattati male. In seguito i tedeschi ci guerreggiavano e noi, pericolosamente vagavamo come pezzenti chiedendo l’elemosina di un pezzo di pane”. Memorie semplici , toccanti e sicuramente drammatiche quelle ricordate da Auricchio che, come del resto spiega lo stesso nella prefazione dell’opera “rappresentano un ricordo del passato, ricco di speranze intese a cambiare il mondo in qualcosa di meglio e della delusione di non esserci riusciti”. L’ex mitragliere del glorioso battaglione Cirene, attraverso il suo lavoro, ci ha comunque dato la possibilità di poter rivivere alcune pagine sfortunate di una guerra che ( sono sue parole) “anche se perduta, rappresenterà per le nuove generazioni il lievito del coraggio di noi soldati, per aver combattuto contro eserciti di mezzo mondo, e io ne sono fiero”.
MICHELE SELVAGGI