
È quanto dichiara il Presidente della Provincia di Potenza e dell’Upi Basilicata, Christian Giordano, in merito al documento pubblicato dal Dipartimento per le politiche di coesione e per il sud della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Concepito per definire le linee guida e le strategie di intervento per le aree più fragili del Paese, spesso caratterizzate da spopolamento e carenza di servizi, il Piano spegne la speranza con un verdetto dal sapore amaro per chi, ogni giorno, lotta per il futuro delle proprie comunità.
“Affermare che i nostri borghi “non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza” non è solo un errore di valutazione, è un vero e proprio atto di resa – prosegue Giordano – Una premessa che suona come una condanna, specialmente per la Basilicata.
Nella nostra regione la questione assume un significato ancora più pericoloso. Ci troviamo, infatti, nella fase cruciale di individuazione dei siti per il deposito delle scorie radioattive: se il Governo ha deciso che delle aree interne sono destinate al declino inesorabile, è lecito immaginare che quelle stesse “zone”, proprio in ragione della bassa densità demografica, potrebbero essere individuate per ospitare il deposito nazionale, condannando così i territori più fragili a un destino irreversibile.
La scelta più semplice è quella del “non fare”, ma le nostre comunità hanno bisogno di soluzioni vere, di una politica che intervenga laddove le statistiche restituiscono dati “negativi”, perché abbandonarsi a questi numeri significa sancire il fallimento delle istituzioni stesse.
La Basilicata è ricca di borghi che rappresentano la nostra identità, custodi di un patrimonio paesaggistico, culturale e umano inestimabile; luoghi con un potenziale inespresso che necessitano di politiche coraggiose, investimenti mirati e una visione che creda fermamente nella loro capacità di rigenerarsi e di attrarre nuove energie.
È fondamentale riconsiderare e promuovere, con serietà, il protagonismo dei sindaci, veri conoscitori dei territori, nell’ambito di una strategia politica ampia e coordinata, capace di innescare un nuovo progetto di crescita per le aree interne. Credere che il massimo a cui possiamo aspirare sia un “percorso socialmente dignitoso” nel declino, significa rinunciare a priori a una visione di sviluppo.
Il futuro dei nostri territori non è un destino già scritto – conclude – Oggi la politica ha il dovere di dimostrare, con fatti concreti, che crede in ogni angolo del Paese, puntando alla crescita e non a una gestione della loro fine”
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