Fp Cgil: “Urgente e non più rinviabile tavolo di confronto regionale sul Servizio di emergenza urgenza”

Condividi subito la notizia

Ripensare l’organizzazione e valorizzare il personale. Sono due aspetti che da tempo come Fp Cgil di Potenza sollecitiamo di affrontare in un tavolo regionale per provare a superare le criticità in cui versa il Deu 118.

È ormai chiaro che le decine di assunzioni a tempo pieno e indeterminato che l’Asp continua ad effettuare assegnandole al Dipartimento di emergenza urgenza non sono sufficienti a colmare carenze di personale. La criticità a predisporre i turni, con le estenuanti richieste di straordinario e attività aggiuntiva al personale sino ad arrivare alle chiusure a rotazione delle postazioni, che si sono acuite con il periodo delle ferie estive, sono la cartina di tornasole di una situazione insostenibile, in quanto, nonostante la continua assegnazione di nuovo personale e gli sforzi che l’Asp riversa sul servizio, il Deu 118 pare un buco nero capace di risucchiare operatori senza fine. Il Deu 118, come tutti i servizi di Emergenza Urgenza, è già di per sé un tipo di attività ad alto livello di stress e burnout, ma la pressione a cui continua ad essere sottoposto il personale rischia seriamente, in tale contingenza, di minarne l’integrità psicofisica. E in tanti, appena possono, cercano di scappare. Non possiamo sottacere il grande disagio dei lavoratori, che si trovano già abbondantemente sopra il monte ore ordinario, con turni preventivi contenenti straordinario che, uniti alle pronte disponibilità rendono le giornate libere davvero esigue. Difficile il recupero psicofisico. Ardua la conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Ritrovarsi in questa situazione a dover organizzare, improvvisamente, per colmare carenze, la vita privata e familiare, soprattutto in presenza di figli piccoli e coniuge turnista, diventa davvero arduo. E anche il carico fisico ed emotivo fanno la loro parte. Pertanto, nonostante le immissioni, si continuano a registrare fughe di professionisti sanitari e di operatori tecnici per mobilità o sopravvenute limitazioni da un servizio ad alta complessità, che necessita di modifiche strutturali che la sola Azienda sanitaria non può da sola portare a compimento.

Per garantire la stabilità degli organici ed il livello di professionalità, servirebbe adottare politiche aziendali che ripensino il servizio di emergenza – urgenza nell’ottica della razionalizzazione delle risorse umane e dell’indispensabile servizio salvavita nei confronti dell’utenza attraverso scelte attente alla formazione di questi professionisti – predisponendo rinnovati protocolli operativi e procedure – e alla motivazione del personale, ma anche prevedere un’incentivazione economica che valorizzi la grande professionalità e i grandi sforzi che questo personale compie ogni giorno per salvare vite. Incentivazione, tra l’altro, prevista nella legge regionale 21/99 istitutiva del Deu, che, all’art. 16 comma 10, prevedeva che «in funzione degli obiettivi da perseguire e della particolarità dell’impegno lavorativo nell’ambito dell’emergenza sanitaria, considerato particolarmente usurante, al personale appartenente al servizio sanitario regionale coinvolto saranno riconosciuti compensi aggiuntivi attraverso progetti obiettivo definiti dal Dirigente di Basilicata soccorso su parere del Comitato tecnico e finanziati dalla Regione». Articolo che, a quanto ci risulta, è inapplicato dal lontano 2015, anno nel quale del milione di euro che la Regione stanziava per i progetti obiettivo del personale del Deu 118 si sono perse le tracce. Per non parlare della scelta da parte della Regione di escludere il personale del Deu 118 dall’indennità di Pronto soccorso, in controtendenza con quanto accaduto nella maggior parte delle regioni.

Non possiamo tralasciare, altresì, che la situazione ideale sui mezzi di soccorso non medicalizzati dovrebbe essere non di due, ma di tre unità (infermiere, autista e soccorritore), al fine di dotare ogni singolo equipaggio di capacità gestionale autonoma dell’intervento e rispondere a quanto previsto dalle norme sulla movimentazione carichi previste dal decreto legislativo 81/2008 sulla salute dei lavoratori, rafforzando altresì il livello di sicurezza per una categoria di lavoratori sanitari fortemente esposti al rischio aggressioni. Ma ciò richiederebbe una revisione della Legge Regionale istitutiva del servizio. Ulteriore nota dolente quella della carenza del personale medico: le undici ambulanze medicalizzate sul territorio, le cosiddette Mike, operano per la maggior parte dei turni come ambulanze infermieristiche, le cosiddette india. 

Sarebbe altresì necessario ridisegnare la geografia del Dipartimento Emergenza Urgenza, al fine di rendere il più omogeneo, rapido ed efficace possibile sull’intero territorio regionale, connotato da una difficile orografia e da gravi carenze infrastrutturali della rete viaria, l’immediato intervento di soccorso richiesto dai cittadini da parte delle postazioni del 118, superando l’attuale sistema a microaree che ha mostrato tutte le sue inefficienze.

Nel rimarcare la delicatezza e la rischiosità in cui si trovano ad operare gli operatori del Dipartimento di emergenza urgenza, operatori che si sentono bistrattati e poco considerati in quanto in anni di richieste non si è mai voluto riconoscere la centralità di chi, in prima linea, salva ogni giorno vite in situazioni spesso estreme, valorizzandone impegno, professionalità e competenze, torniamo a sollecitare, anche alla luce degli ultimi casi di cronaca e delle ultime denunce pubbliche sulla grave situazione in cui versa il Deu 118, e non ultima l’interrogazione parlamentare sulla situazione dell’area del venosino, l’attivazione di un urgente e non più rinviabile tavolo regionale di confronto specifico sul Servizio di emergenza urgenza regionale.

Views: 0

Condividi subito la notizia