Filcams Cgil: “Ampliare i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Il primo passo è andare a votare e votare cinque sì al referendum dell’8 e 9 giugno” 

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Il 20 maggio del 1970 con la legge 300 viene istituto lo Statuto dei lavoratori. Le “norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento” mettono nero su bianco una serie di conquiste ottenute dai lavoratori nel rapporto di lavoro. A distanza di 55 anni, la Filcams Cgil Basilicata e Potenza in un incontro nel Polo bibliotecario del capoluogo – alla presenza di Ahana Serafimof della Filcams Cgil nazionale, dei segretari generali della Cgil di Basilicata e Potenza, Fernando Mega e Vincenzo Esposito, e di Antonio Prestera, dell’ esecutivo nazionale della Rete degli studenti medi – si è interrogata sul senso profondo dello Statuto oggi che il lavoro è frammentato, precario e poco sicuro e su come il referendum dell’8 e 9 giugno può ripristinare alcune garanzie e restituire certezza a lavoratori e lavoratrici. Il “pacchetto Treu”, il “libro bianco di Maroni”, la “legge Fornero”, il “Jobs Act” hanno introdotto forme di lavoro precario che prima non esistevano nell’ordinamento italiano e che hanno cambiato profondamente il tessuto sociale, rendendo il lavoro povero e precario.

“Oggi – ha detto il segretario generale Filcams Cgil Potenza Rocco Casaletto – lo statuto sconta il suo pesante depotenziamento con la riforma  dell’articolo 18 sui licenziamenti illegittimi, prima con la legge Fornero e poi col Jobs Act. Oggi, dopo 55 anni, dello Statuto dei Lavoratori si ha una visione e versione diversa da quella originaria, con parti modificate in  modo rilevante, parti in disuso e altre ancora inattuali o inattuate. Così come diverso è anche, in buona parte, il lavoro e la sua regolazione. Penso ai nuovi lavoratori completamente esclusi dall’ambito di applicazione dello Statuto, riders, operatori dei call center,  milioni di lavoratori che  formano il popolo delle partite Iva che non ha né un volto nè voce. Ma è nel carattere intramontabile dei principi fondanti e costitutivi della nostra democrazia e Costituzione che può discendere la rinnovata attualità dello Statuto,  punto di ripartenza per l’allargamento delle tutele, a cominciare dall’estensione della platea dei soggetti che vuole tutelare. È dalla ricostruzione dei diritti che dovremmo ripartire, oggi che sta venendo sempre meno la libertà individuale e la possibilità di vivere dignitosamente. Non c’è libertà se si è precari, se non si arriva alla fine del mese o se il proprio lavoro può costarti la vita, ed è per questo che l’ 8 e 9 giugno bisogna votare si”.

Cinque sì per cinque quesiti referendari. Si voterà per l’abrogazione delle norme che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamento (art.18); per l’abrogazione delle norme che facilitano i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese; per l’abrogazione delle norme che hanno liberalizzato l’utilizzo del lavoro a termine; per l’abrogazione delle norme che impediscono, in caso di infortuni sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Il quinto quesito sulla cittadinanza punta al dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario ai fini della presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni.

“Negli anni – ha precisato la coordinatrice regionale Filcams Cgil Basilicata Marcella Conese – i vari governi hanno provato a scardinare lo Statuto dei lavoratori, dandogli un colpo terribile con la modifica dell’articolo 18. Ma, nonostante tutto e tutti, lo Statuto dei lavoratori, a 55 anni dalla sua istituzione, resta una conquista e un caposaldo per i diritti dei lavoratori e delle lavatrici che secondo la Cgil vanno ampliati. I referendum dell’8 e 9 giugno hanno proprio questo obiettivo e partecipare al voto non solo è un dovere ma un modo silenzioso per fare la rivoluzione, rendendo esigibili da subito i diritti acquisiti con la cancellazione di leggi sbagliate che hanno reso il lavoro instabile e insicuro”.

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