Si celebra il centenario della nascita di Rocco Scotellaro. Lo ricordiamo compagno di cella di Domenico Giannace

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di Michele Selvaggi

PISTICCI. Si celebrano in questi giorni i  cento anni della nascita di Rocco Scotellaro, il poeta contadino, sindaco di Tricarico, e noi lo vogliamo ricordare attraverso un emblematico  episodio che più volte ricorreva nei trascorsi del compianto  Domenico Giannace, sindacalista, ex Sindaco di Pisticci nei primi anni 60, ex consigliere regionale e provinciale dell’allora  Partito Comunista Italiano, insignito del titolo di “Ufficiale dell’ordine al merito della Repubblica Italiana”, dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, con decreto controfirmato dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Una commovente testimonianza, la sua che ricordava  della sua amicizia con  Rocco Scotellaro nei primi anni del dopoguerra. “Conobbi Scotellaro nel 1948 nello studio legale dell’avvocato Vincenzo Milillo, denunciato insieme a Franceschino Bubbico, dagli agrari fratelli Gallotta di Bernalda, a seguito della occupazione  della loro azienda,  in quanto gli stessi  agrari si rifiutavano di pagare la indennità di “caro pane” ai braccianti agricoli al loro servizio. Allora – continuava Giannace – Rocco Scotellaro  era già  primo cittadino di Tricarico  e si trovava in quello studio legale, in quanto denunciato in seguito alla richiesta di occupazione per i lavoratori disoccupati del suo paese. Ci incontrammo di nuovo durante la consultazione elettorale dell’autunno 1946, quando il popolo di Tricarico lo elesse sindaco della città, carica che mantenne fino al giugno 48 quando fu costretto alle dimissioni per lo scioglimento dell’amministrazione da parte dell’allora Ministro dell’Interno Mario Scelba. Il 28 novembre dello stesso anno, Rocco  fu  rieletto primo cittadino riportando una maggioranza schiacciante. Più tardi però, venne arrestato e rinchiuso nelle carceri di Matera  dove ci trovammo nel marzo del 1950, rimanendo insieme per otto giorni, prima di essere trasferito in un’altra camerata della Casa Circondariale. Da qui, nacque una grande amicizia”. Il racconto di Domenico Giannace – che era stato arrestato dopo una lunga latitanza organizzata dal suo partito, in seguito ad uno sciopero bracciantile e di contadini che chiedevano occupazione in virtù di una legge che prevedeva l’imponibile della mano d’opera – si fa più  commovente, ricordando i duri giorni della detenzione nel carcere di Matera, insieme a delinquenti comuni, cosa che li umiliò non poco. “ In carcere – prosegue l’ex sindaco di Pisticci – lui  leggeva sempre e scriveva poesie e articoli che poi sarebbero diventati il vero simbolo di quella che era in quei tempi la  condizione contadina e attraverso le quali venne fuori tutta la sua arte e la sua personalità.  Prosciolto in istruttoria Scotellaro lasciò la prigione una ventina di giorni prima di me. Mi commosse il fatto – ricordava  ancora Giannace – che  qualche giorno dopo venne a trovarmi in carcere, nella cella che  in quei giorni dividevo con Tonino Chiellino. Da lui venne un grande incoraggiamento e una grande  solidarietà. Ricordo anche che ci portò  un po’  di roba da mangiare tra cui due “soppressate” che per noi reclusi assumevano un significato particolare anche perché dalle nostre povere famiglie ci poteva arrivare ben poca cosa o niente. Il 25 maggio 1952, Rocco Scotellaro fu ricandidato alle elezioni provinciali nel suo collegio di Tricarico, ma non fu eletto per una  campagna intimidatoria condotta nei suoi confronti. Sconfortato, decise di abbandonare il suo paese e, aiutato da Rossi Doria e da altre personalità politiche dell’epoca, si trasferì a Portici dove vi rimase fino alla sua morte”. Di lui – concludeva Domenico Giannace – anche se è passato tanto tempo da quegli anni, conservo un ricordo affettuoso ma anche riverente per un uomo colto e intelligente ma anche politico puro, con cui mi onoro di aver diviso giorni di carcere per difendere i sacrosanti  diritti dei lavoratori della nostra terra”.

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