Rivedere la legge sui patronati, Inac-Cia: il 2024 sia l’anno della riforma

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I patronati in Basilicata come in tutto il Paese svolgono un ruolo decisivo per il rapporto tra i cittadini e la pubblica amministrazione. Anche nel 2023, gli utenti che hanno affidato le proprie istanze attraverso un mandato di patrocinio sono stati oltre il 51% del totale. Il livello di fidelizzazione dei cittadini verso questi Istituti di pubblica utilità è alto, perché si sentono garantiti e tutelati sulle sorti della loro pratica. L’era digitale con internet ha aumentato la platea dei cittadini “fai da te” ma il tessuto sociale del Paese, costituito dal 30% di anziani, non è pronto per una transizione digitale integrale. Gli utenti chiedono una consulenza di esperti per non fare errori nella fase istruttoria delle domande. Sono questi i temi affrontati nel primo meeting nazionale promosso dall’Inac, l’Istituto nazionale assistenza ai cittadini promosso da Cia-Agricoltori Italiani, con la partecipazione  di una delegazione della Basilicata composta, tra gli altri, dal presidente e direttore Cia PotenzaMatera Giambattista Lorusso e Donato Distefano e Rocco Cavallo (Inac regionale).

 “Per le persone: innovarsi con i valori di sempre” è lo slogan che è stato adottato e condiviso da tutti i componenti della tavola rotonda, chiamati a discutere sul tema “Il futuro dei patronati tra sfide digitali in una società che evolve”.

La relazione introduttiva del presidente di Inac-Cia, Alessandro Mastrocinque, ha indicato non solo le coordinate del patronato del futuro, ma anche sollevato le criticità e i nervi scoperti. Ha accolto le istanze la commissaria straordinaria dell’Inps Micaela Gelera nel suo intervento inaugurale dei lavori, testimoniando l’orizzonte collaborativo e sinergico tra l’Istituto nazinale di previdenza e gli enti di pubblica utilità. A rafforzare la richiesta di una riforma normativa ormai datata di 23 anni, è intervenuto il presidente nazionale di Cia Cristiano Fini.

Tutti gli addetti ai lavori hanno confermato la necessità e l’urgenza di riformare la legge n.152 del 2001 che regola i patronati, definita inefficace, obsoleta e addirittura antieconomica. I protagonisti della tavola rotonda hanno accolto e recepito la strategia in 5 punti presentata dal presidente dell’Inac Mastrocinque, che sarà consegnata anche al sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, che ha delega sul comparto.

I CINQUE PUNTI INDICATI DA INAC PER UNA RIFORMA DEL SISTEMA PATRONATI:

1. Ufficializzare l’inserimento del mandato digitale da parte di Inps;

2. Spostare le risorse oggi previste per il “telematico” e indirizzarle su capitoli diversi, legati alla qualità dei servizi, la sostenibilità economica e il funzionamento di strutture e uffici di patronato;

3. Trasferire la gestione dei pagamenti, sull’attività finanziata ai patronati, dal Ministero del Lavoro all’Inps, favorendo lo snellimento dei sistemi di controllo e accelerando il meccanismo di liquidazione delle spettanze. Inac-Cia ritiene necessario pianificare un controllo “veloce” ottimizzando i tempi, passando dagli attuali 5 anni a 1 anno, in cui consentire il conteggio dei punteggi e la verifica dell’operatività conseguita per procedere al pagamento;

4. Applicare i parametri di qualità del lavoro del patronato attraverso una premialità, ben codificata;

5. Aumentare il fondo di finanziamento destinato ai patronati, ripristinando l’aliquota originaria, antecedente al taglio disposto nel 2014.

Ad oggi, alla luce del grande cambiamento del tessuto sociale ed economico, un ampliamento della forbice delle disuguaglianze sociali e un incremento delle povertà, è aumentata la domanda di welfare e quindi il lavoro dei patronati. Proprio per rispondere alle mutate esigenze del contesto e offrire risposte celeri ed efficaci ai cittadini, il patronato Inac-Cia si è fatto interprete della necessità di costruire una nuova infrastruttura sociale e rinnovare la rete di relazioni e servizi da mettere in campo. Non solo. Inac-Cia ha chiesto l’introduzione di una soglia di sbarramento, per creare un imbuto sulla qualità, rispetto alla stragrande fioritura di uffici che promuovono servizi e consulenze “magari creando dei danni alla pubblica amministrazione, ai cittadini e ai patronati stessi”, come è emerso dalla relazione del presidente Mastrocinque.

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