Anche le cooperative lucane pagano il conto dei cambiamenti climatici

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«È di 210 miliardi di euro il conto che disastri naturali e cambiamenti climatici hanno presentato al nostro Paese. Si tratta di un costo pesantissimo pari all’intero importo del PNRR e a 10 manovre finanziarie. Anche il Basilicata le nostre cooperative pagano il conto dei cambiamenti in corso». Lo dice Giuseppe Bruno presidente di Confcooperative Basilicata commentando i dati che emergono dal Focus Censis Confcooperative “Disastri e climate change conto salato per l’Italia” che certifica, dati alla mano, come negli ultimi 40 anni 1/3 del valore dei danni provocati da eventi estremi nella Ue sia stato “pagato” dall’Italia.

Una piccola e media impresa su quattro è minacciata perché localizzata in comuni a rischio frane e alluvioni e presenta una probabilità di fallire del 4,8% più alta di quella delle altre imprese una volta che si sia verificato l’evento avverso. 

«L’agricoltura – aggiunge Giuseppe Bruno – è il settore economico che risente di più le conseguenze dei cambiamenti climatici. L’andamento dell’economia agricola nel 2022 ha registrato un calo della produzione dell’1,5%, poco meno di 900 milioni di euro». Buona parte del risultato negativo è da imputare alla diffusa siccità e alla carenza di precipitazioni. «Le coltivazioni che hanno subito il contraccolpo maggiore sono tra quelle più diffuse in Basilicata, che impegnano tante nostre cooperative ogni giorno». Questi sono i dati che emergono dalla rilevazione nazionale nelle diverse produzioni: legumi (-17,5%); olio di oliva (-14,6%), cereali (-13,2%). In flessione anche ortaggi (-3,2%) e vino (-0,8%). Il comparto zootecnico ha subito una riduzione della produzione pari allo 0,6%.

«Ricordiamo gli accordi siglati lo scorso anno dalla Regione Basilicata per la concessione di finanziamenti previsti dalle misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico del Pnrr. Un investimento complessivo di 33,57 milioni di euro, ma c’è ancora tanto da fare. La cura del territorio non è un costo, ma un investimento» conclude Bruno.

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