Sindaco Salvemini: “L’autonomia differenziata è una secessione mascherata”

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Nei prossimi giorni il disegno di legge sull’autonomia differenziata avrà un’approvazione preliminare in Consiglio dei ministri, come richiesto espressamente dalla Lega Nord. Dietro quella espressione tecnica si nasconde un vero e proprio tentativo di realizzare – a Costituzione vigente – l’obiettivo della secessione del Nord. Consentendo a Lombardia e Veneto in primis di ottenere maggiore autonomia legislativa esclusiva praticamente in tutte le materie (sanità, istruzione, ricerca, infrastrutture su tutte); e di trattenere nei rispettivi territori i 9/10 delle imposte raccolte.È un tentativo che parte da lontano, come si sa. Dalla costituzione della Lega Nord. Finora contrastato, rallentato, imbrigliato ma che oggi pare destinato a trovare realizzazione se non saremo capaci di bloccarlo. Per evitare che venga meno l’unità nazionale. Per scongiurare il pericolo di una ulteriore divaricazione economica, sociale, civile, culturale, ambientale col Mezzogiorno. Non serve, mi rendo conto, dire solo NO all’autonomia differenziata. Ma spiegare perché. E proporre alternative.Il dibattito si è già incaricato attraverso autorevoli contributi di fare capire che non ci può essere riconoscimento di maggiore autonomia delle regioni del Nord se prima: non si dà applicazione all’art. 117 della Costituzione che stabilisce la responsabilità dello Stato di ‘determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale’; non si dà applicazione all’art. 119 della Costituzione che stabilisce di istituire ‘un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante’.Invertire l’ordine previsto – riconoscere maggiore autonomia alle regioni senza preventiva definizione di come diritti sociali e servizi debbano essere garantiti uniformemente in tutto il Paese, a prescindere dalla residenza – è di fatto la rinuncia a perseguire l’obiettivo della riduzione delle diseguaglianze tra Nord e Sud. Ed una plateale offesa ai principi della nostra Costituzione.È tempo che le forze politiche ed il Parlamento partano da questo delicatissimo tema per fare un bilancio (rigoroso, equilibrato, approfondito) sugli effetti della modifica del titolo V della Costituzione, che definì i nuovi poteri delle Regioni. E stabilire se sia più utile rafforzare gli ambiti della legislazione esclusiva regionale e non invece restituire allo Stato competenze su materie strategiche come sanità ed energia”.

L’Ufficio stampa

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