Cia: la produzione cerealicola lucana rischia il dimezzamento

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Per la siccità e le elevate temperature degli ultimi giorni la produzione cerealicola lucana potrebbe essere dimezzata. I più colpiti sono i cerealicoltori del Vulture-Melfese, dell’Alto Bradano e della Collina Materana. L’allarme viene da Leonardo Moscaritolo responsabile GIE-cerealicolo della Cia-Agricoltori e vice presidente della Cia Potenza. La “tempesta perfetta” come ormai, purtroppo, è ampiamente diventato un diffuso luogo comune – aggiunge – riguarda la combinazione tra gli effetti climatici e il caro gasolio agricolo, i costi di produzione anche per i cerealicoltori come per tutti gli agricoltori alle stelle. Una situazione drammatica e di emergenza che richiede misure d’emergenza comunitarie, nazionali e regionali che vogliamo discutere al prossimo Tavolo Verde in Regione.

Intanto, per scongiurare una colossale crisi alimentare, per la Cia, bisogna sbloccare subito il grano fermo nei porti ucraini. Non ci si può permettere una “guerra del pane” globale, che avrebbe ulteriori effetti destabilizzanti per tutti sia a livello geopolitico che economico. Così Cia-Agricoltori Italiani, in merito ai piani messi in campo per liberare circa 25 milioni di tonnellate di grano di Kiev, stoccato nei silos e ora anche a rischio marcimento per via del caldo eccezionale.

Occorre evitare ogni nuova escalation e fare di tutto per raggiungere al più presto un accordo che porti alla ripresa dell’export di grano bloccato nei porti del Mar Nero e destinato soprattutto ai Paesi dell’Africa, che sono quasi totalmente dipendenti da queste risorse -osserva Cia-. In diverse aree del continente africano le tensioni sono già iniziate, la carenza di cereali si aggrava e aumenta il pericolo povertà.

D’altra parte, oltre il 50% del grano gestito dal Programma alimentare della FAO arrivava, abitualmente, dall’Ucraina -ricorda Cia-. E l’Onu ha già avvertito che, se la guerra andrà avanti e il “granaio del mondo” resterà sotto le bombe, potrebbe salire a quota 320 milioni il numero di persone a soffrire di fame acuta nel pianeta.

Per questo motivo, Cia si unisce ai numerosi appelli già lanciati, dal premier Draghi a Papa Francesco, per chiedere di accelerare lo sblocco del grano ucraino ed evitare una catastrofe alimentare. Allo stesso tempo, i principali Paesi dovranno aumentare la produzione di grano, anche per colmare la minore offerta sui mercati internazionali. In quest’ottica, alla Commissione Ue spetterà decidere se accogliere la richiesta degli Stati membri, compresa l’Italia, all’ultimo Consiglio Agrifish, di una deroga alla rotazione per il 2023, per consentire un incremento delle semine.

Quanto all’Italia, resta prioritario intervenire in maniera strutturale per abbassare i costi di produzione, in particolare del gasolio agricolo, arrivato fino a 1,45 euro al litro. Il prezzo straordinario dei carburanti mette a rischio le trebbiature nelle aree marginali e meno produttive -sottolinea Cia- riducendo i raccolti di grano duro in una fase così delicata.

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