Cestari (ItalAfrica): il petrolio del futuro sono i crediti di carbonio e il raggiungimento della riduzione di CO2 passa dal coinvolgimento dei Paesi in via di sviluppo

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Nell’estate 2023 segnata da continui sconvolgimenti climatici i crediti di carbonio (carbon credits) rappresentano un strategia sostenibile orientata alla promozione di progetti nazionali e internazionali di tutela ambientale e climatica, con l’obiettivo di riduzione o assorbimento dei gas ad effetto serra, i gas responsabili del riscaldamento climatico globale. La sfida odierna per le Aziende è riuscire ad adattare il proprio modello di business rispetto alle nuove sfide legate al riscaldamento climatico, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile in Agenda 2030 e con gli obiettivi di decarbonizzazione dei propri prodotti, servizi ed attività.  A sottolinearlo è l’ing. Alfredo Cestari, presidente della Camera ItalAfrica e del Gruppo omonimo, impegnati in numerosi programmi e progetti per i crediti di carbonio e azioni di sostenibilità e tutela ambientale. Cestari fa un esempio concreto: 1 tonnellata di CO2 risparmiata oggi costa 93,92 dollari mentre la quotazione del petrolio è di 78,78 dollari a barile.

Quindi il petrolio del futuro – afferma – sono i crediti di carbonio e il raggiungimento della riduzione di CO2 passa dal coinvolgimento dei Paesi in via di sviluppo che sono dei grandi contenitori per questi progetti. Paradossalmente invece, l’Africa è stata finora lasciata fuori dalla transizione energetica: secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), solo il 2% degli investimenti mondiali per le rinnovabili negli ultimi due decenni sono stati fatti nel continente africano, dove il tasso di elettrificazione è sotto il 50% e dove vivono più di 900 milioni di persone ancora prive di accesso a combustibili, tecnologie e acqua pulita per cucinare. Il Continente sta adottando soluzioni per le energie rinnovabili su larga scala, necessarie a garantire a tutti un accesso all’elettricità affidabile, conveniente e sostenibile. I motivi sono diversi e tutti strettamente connessi: l’Africa, sebbene sia responsabile di una piccola quantità di emissioni di carbonio e consumi (solo il 4% dell’energia a livello globale), è oggi l’area del mondo più vulnerabile ai cambiamenti climatici e il continente dove la popolazione crescerà di più. Per il presidente ItalAfrica le economie occidentali saranno influenzate da queste scelte e pertanto il finanziare progetti alle imprese europee ( italiane soprattutto del sud ) significherebbe aiutare i paesi poveri ( quindi ridurre drasticamente i flussi migratori in crescita esponenziale questa estate) coinvolgendo le nostre imprese nei progetti di investimento nelle varie aree ( agricoltura, energia, sociale infrastrutture ect ). Gli effetti diretti ed indiretti sono numerosi anche per il contrasto allo spopolamento delle regioni meridionali specie se si insediano nelle nostre Zes (o nella Zes unica del Sud) le imprese europee che guardano il grande mercato del continente africano da 1,3 miliardi di persone.

ItalAfrica – impegnata nel progetto “Sinergie per lo sviluppo” diretto al continente africano con il duplice obiettivo di fare fronte alla crisi migratoria e di offrire nuove opportunità di investimento alle imprese italiane ed europee ancora reduci dalla crisi con il supporto delle istituzioni comunitarie e nazionali – in proposito sta realizzando progetti e investimenti volti alla riduzione delle emissioni di CO2 in paesi come la Repubblica Democratica del Congo. Come dimostra l’attuale valore economico di un Carbon Credit, questo tipo di attività e progetto è il futuro dell’economia, dato che la Repubblica Democratica del Congo, grazie alle sue enormi risorse naturali, ha un enorme potenziale produttivo di Carbon Credits. E tra gli obiettivi previsti: 3 milioni di nuovi posti di lavoro (diretti e indiretti) in 2 anni; Miglioramento delle condizioni generali di vita nei territori target; Migliorare l’attrattività del Paese per favorire il risparmio; Conseguente riduzione del fenomeno migratorio grazie al miglioramento delle condizioni generali di vita e dell’economia della regione.

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