
Dopo la X Conferenza Economica nuovo pressing della Cia-Agricoltori per dire no all’ipotesi di un Fondo unico nazionale per il finanziamento delle politiche della Pac, che rischierebbe di comprometterne il funzionamento in una fase complicata come quella attuale. Il presidente di Cia-Agricoltori, Cristiano Fini, si rivolge in una lettera alla premier Giorgia Meloni, al ministro Francesco Lollobrigida e al vicepresidente della Commissione Ue Raffaele Fitto, in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo.
In Basilicata nel 2023 – il primo anno del quinquennio Pac in corso – le aziende agricole hanno ricevuto in media 3.770 euro di contributi Pac contro i 7.810 euro ad azienda della Lombardia, i 6.620 euro del Piemonte, i 6.320 euro della Sardegna. Secondo i dati dell’Agea le aziende con oltre 100 ettari rappresentavano il 2% delle imprese agricole italiane che hanno fatto domanda e hanno ricevuto il 23% dei fondi Ue a disposizione. Al contrario, le aziende con un’estensione inferiore ai 10 ettari rappresentano il 69% delle imprese agricole italiane ma hanno ricevuto solo il 23% dei finanziamenti comunitari. Di qui la proposta della Cia-Agricoltori: «occorre introdurre un tetto massimo ai contributi per le aziende di grandi dimensioni, per evitare la concentrazione delle risorse su pochi beneficiari».
“In un’epoca di instabilità geopolitica, incertezza economica e crescenti sfide sociali, un settore agricolo forte e resiliente non è solo strategico, è indispensabile”, scrive Fini, ecco perché “siamo profondamente preoccupati per le recenti discussioni sulla riallocazione dei finanziamenti dell’Ue in un Fondo unico nell’ambito della Politica agricola comune”. Questo cambiamento, continua il presidente di Cia, “rappresenterebbe una modifica fondamentale della governance del prossimo Quadro finanziario pluriennale (QFP) con il rischio di minare il funzionamento della Pac”. Ma “indebolire la Politica agricola comune recherebbe conseguenze di vasta portata sulla produzione alimentare, sull’occupazione dei territori rurali e sulla stabilità generale del nostro settore agricolo”.
Di pari passo, aggiunge Fini nella lettera alla premier Meloni, “date le attuali tensioni geopolitiche e le pressioni inflazionistiche, esortiamo la Commissione a includere nel QFP un meccanismo automatico che consenta di adeguare in tempo reale le dotazioni finanziarie in base ai tassi di inflazione effettivamente osservati anziché a quelli previsti”.
Consapevoli della responsabilità e della sensibilità del governo sul settore, il presidente di Cia chiede, dunque, “di dare effettivamente priorità all’agricoltura come pilastro fondamentale del futuro dell’Europa”.
La Basilicata è particolarmente penalizzata – sottolinea l’Ufficio di Presidenza Cia Potenza-Matera che alla X Conferenza Economica ha portato il contributo di dati e proposte. Dall’analisi di Cia, su dati Agea, emerge infatti che le aziende agricole situate in zone montane rappresentano il 40,39% del totale e ricevono il 39,61% dei premi Pac, con un contributo medio di 3.742,80 euro per impresa. Al contrario, le aziende non montane costituiscono il 59,61% e ricevono il 60,39% dei premi, con una media leggermente superiore, pari a 3.866,38 euro. Una distribuzione che sembra equa, ma non lo è, perché -secondo Cia Potenza-Matera – non tiene conto, appunto, del fatto che una parte considerevole dei fondi, milioni di euro, va nelle mani di pochissimi con superfici molto estese e capitali già consolidati, lasciando alla maggior parte delle piccole e medie imprese contributi molto più bassi.
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