Tasse universitarie: si può pagare meno (o niente)

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Stanziati 55 milioni di euro per esonerare dal pagamento gli studenti meno abbienti. Il presidente delle Acli Abbruzzese: “Quasi metà del fondo per gli studenti del Sud. Chi ha diritto ne approfitti”

Settembre ed ottobre sono mesi cruciali per gli studenti universitari, non solo perché riprendono gli insegnamenti, ma anche perché, dal punto di vista economico, è questo il periodo nel quale vanno a definirsi le rette di frequenza che le famiglie dovranno pagare nel corso dell’anno accademico.

Il metro per stabilirle, in relazione al nucleo di cui si fa parte, è l’Isee Universitario, un terreno non sempre agevole sul quale è facile cadere in confusione

“Dopo aver registrato negli ultimi cinque anni una crescita costante delle tasse universitarie  – spiega il presidente provinciale delle Acli Emanuele Abbruzzese – che hanno portato ad un +14,5 per cento in media per ogni studente, abbiamo ora la novità dei 55 milioni di euro a disposizione per esonerare dalle tasse gli studenti che non arrivano a 13mila euro di Isee, la cosiddetta no-tax area: di questi 21 milioni vengono al Sud, dove ci sono meno iscritti, ma in condizioni economiche più disagiate”.

Ecco perché in ambito universitario la domanda Dsu-Isee presenta una strutturazione un po’ più composita del normale, in grado di fotografare al meglio la situazione dello studente anche nei casi più complessi e di permettere l’accesso alle agevolazioni quando spettanti.

“Bisogna prestare molta attenzione all’Isee – prosegue Abbruzzese – soprattutto quando ci troviamo nelle situazioni meno comuni: in particolare quando lo studente, vuoi perché coniugato, vuoi perché fuori sede, non abita più coi genitori, o anche quando i genitori stessi risultano non coniugati e non conviventi. Al Caf Acli abbiamo rilevato in questi giorni parecchi casi di studenti che possono usufruire delle esenzioni ma non lo sapevano”.

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