
Il carcere potrebbe essere considerato il luogo simbolo della vergogna. Quella individuale, indissolubilmente legata al tema della colpa ma anche quella collettiva e sociale, in relazione alle condizioni del sistema carcerario in Italia. E ancora quella riflessa, che riguarda i familiari di chi sta scontando una pena.
Sono 16 i partecipanti al laboratorio e tutti hanno messo a disposizione la loro specificità. Il lavoro laboratoriale non parte dalle loro storie ed esperienze (di cui peraltro non si viene messi a conoscenza e non si fa riferimento) per scoprire così che la “vergogna” in carcere è identica a quella che coinvolge tutti noi: ha a che fare con l’amore, con l’esporsi pubblicamente, con il mettersi in gioco. Una riflessione intensa, condivisa e raccontata attraverso gli scatti fotografici del Web Team di Matera 2019 che documenta gli incontri di Antonella Iallorenzi con i detenuti.
“Abbiamo seguito gli spunti di riflessione dei partecipanti – spiega Antonella Iallorenzi – e attraverso suggestioni personali abbiamo giocato con gli stereotipi legati alla parola vergogna, perché proprio da qui dal carcere possa nascere una nuova visione che rompa gli schemi e liberi il pensiero