Cambiamenti climatici: i suggerimenti dell’ALSIA per un’agricoltura resiliente

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Online una nuova puntata di ALSIA Porte Aperte in Podcast. Sotto i riflettori i cambiamenti climatici, le ripercussioni sull’agricoltura lucana e i suggerimenti per un’agricoltura resiliente, capace cioè di affrontare e adattarsi a cambiamenti e situazioni critiche, mantenendo la sua produttività.

Il cambiamento climatico in Italia, secondo le elaborazioni dell’ISAC-CNR si possono così sintetizzare:

–          Negli ultimi 2 secoli la temperatura media annuale è aumentata di 1,7 gradi (circa 0,8 gradi per secolo).

–          L’aumento maggiore si è verificato negli ultimi 50 anni, nei quali l’aumento è stato di circa 1,4 gradi.

–          Riduzione delle precipitazioni del 5%, con aumento della siccità e degli eventi estremi.

–          Il 2024 è stato l’anno più caldo della storia meteorologica a livello mondiale, ovvero dal 1850, superando l’anno 2023, fonte progetto Copernicus;

–          La temperatura media del 2024 ha superato di 1,5 gradi la temperatura media del periodo pre-industriale (soglia questa stabilita in base agli accordi di Parigi del 2015, perché ritenuta limite da non supere al fine di ridurre significativamente i rischi e gli impatti del cambiamento climatico).

Secondo alcuni lavori scientificiil cambiamento climatico nell’area del Mediterraneo, e quindi anche in Basilicata, si manifesta con: 

–          La tendenza alla diminuzione delle piogge invernali;

–          La tendenza all’aumento delle piogge estive e dei temporali;

–          La diminuzione delle piogge moderate e abbondanti;

–          L’aumento della temperatura con marcate evidenze dall’anno 2000;

–          L’aumento dei giorni freschi in estate (ondate di fresco);

–          L’aumento dei giorni caldi in estate, giornate con temperature massime > 35°C (ondate di calore);

–          L’aumento degli «eventi estremi» in generale, ad esempio grandine, gelate, alluvioni.

Qual è l’impatto dei cambiamenti climatici sull’agricoltura?

La stessa agricoltura è vittima e causa dei cambiamenti climatici perché subisce i maggiori danni materiali a causa degli eventi anomali.

Gli effetti più evidenti sono:

–          elevati costi di impianto per l’applicazione dei sistemi di protezione (reti ombreggianti, reti antigrandine, difesa antibrina, baulatura del terreno, ecc.);

–          precoce ripresa vegetativa, anticipo della data di fioritura, accorciamento del periodo di crescita e conseguente maturazione anticipata dei frutti (soprattutto nelle aree più meridionali), riduzione nelle dimensioni dei frutti;

–          perdite di produzione che spesso sono più elevate nelle coltivazioni arboree rispetto alle coltivazioni erbacee;

–          variazione dell’estensione e della localizzazione delle aree maggiormente vocate verso nord e altitudini maggiori, e probabile riduzione della vocazionalità produttiva di alcune aree. Ad esempio, laddove le temperature sono più elevate non si potrebbero soddisfare le esigenze in freddo delle specie arboree;

–          Incremento delle richieste irrigue in seguito all’aumento della temperatura e quindi dell’evapotraspirazione (circa il 30%);

–          La riduzione della piovosità e la modifica del regime pluviometrico aumenta le esigenze idriche delle colture a ciclo lungo e/o dei sistemi colturali intensivi come l’actinidia, varietà tardive di melo e pero, frutta in guscio, ecc., perché sono più sensibili alla riduzione della disponibilità idrica.Nel caso poi di produzioni sottoposte a disciplinari produttivi molto stringenti (DOP, IGP, IGT), si dovrebbero richiedere delle modifiche.È il caso, ad esempio, del disciplinare di produzione dell’Aglianico del Vulture, che non prevede l’irrigazione ma si potrebbe chiedere una deroga in annate particolarmente siccitose.

–          Colture in passato non irrigue manifestano la necessità di irrigazione per fornire produzioni di qualità accettabile (esempio cereali e leguminose).

In conclusione, come rendere «resiliente» l’agricoltura ai cambiamenti climatici?

È necessario agire su diverse scale: regionale, comprensoriale e aziendale.

A livello comprensoriale e regionale è molto importante la gestione e il mantenimento in buono stato di manutenzione della rete di canali per lo smaltimento delle acque in eccesso nel caso di eventi temporaleschi di forte intensità.

All’agricoltore, a livello aziendale, possiamo suggerire di valutare bene le scelte colturali e varietali, di adeguare opportunamente la gestione agronomica, irrigua e fitosanitaria delle colture, e di gestire il suolo creando una buona rete di regimentazione delle acque e soprattutto l’adozione di tutte quelle pratiche agronomiche che tendono ad aumentare il contenuto di sostanza organica nei suoli.

Infine, non va trascurato l’apporto che l’agricoltura di precisione può fornire nella razionalizzazione degli input energetici nei processi di produzione, grazie alla cosiddetta ”agricoltura smart”. Questo nuovo concetto di azienda agricola prevede l’utilizzo di tecnologie innovative nei processi produttivi. Infatti oggi, con l’Intelligenza artificiale è possibile analizzare in breve tempo una grande mole di dati derivanti dall’uso dei droni, dati agrometeorologici, dati previsionali e sensori di campo (IoT o sensori intelligenti connessi in rete tra loro), per innalzare e migliorare il livello della produzione con un risparmio dell’input energetico nel processo produttivo stimato in circa il 30%.

È possibile ascoltare il Podcast sui canali digitali dell’ALSIA. 

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