LA NOSTRA STORIA. E’ IL TEMPO DELLE OLIVE E DELL?OLIO NUOVO. FRANTOI DI OGGI E TRAPPETI DI UNA VOLTA

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Novembre. E’ tempo di raccolta e spremitura delle olive, per ricavare l’olio nuovo per le nostre case. Una
operazione un po’ complessa e antica, da sempre curata a dovere e nei minimi particolari dai nostri
agricoltori, per ricavare uno dei prodotti più essenziali per la nostra tavola e la nostra salute. Il suo colore,
il suo profumo, il suo sapore, la sua fragranza, tutte qualità che i nostri agricoltori conoscono a perfezione
e che lo contraddistinguono. Avere una buona riserva di olio di oliva in casa, ha sempre significato una
speciale “ ricchezza” per le nostre famiglie, abituata da sempre alle cose genuine, appunto come questo
frutto dei secolari e non, alberi dei nostri terreni. Un rito, quello della spremitura delle olive, che in tempi
attuali, viene praticato attraverso macchinari moderni che impiegano un breve lasso di tempo per la
trasformazione delle olive a olio. Tutti i nostri frantoi ( ora si chiamano così, una volta erano i “trappeti ),
sono forniti di attrezzature speciali anche dal punto di vista della igienicità e buona riuscita della qualità del
prodotto. Tanti i frantoi moderni nell’abitato e nell’agro e quindi c’è solo l’imbarazzo della scelta nel
preferire l’uno all’altro. A Pisticci centro, troviamo quello di Antonio Fuina, ora gestito da suo figlio
Bernardo, ubicato in via Farini e l’altro in piazza Negrelli della ditta Panio, già fratelli Bitonto. Diversi invece,
quelli sparsi nell’agro di cui ricordiamo il frantoio di Anna Di Marsico a Coppo, e l’altro, di Franco
D’Alessandro – subentrato al papà Giacomino, in località San Pietro. Al viale ionio di Tinchi, quello di
Giuseppe e Antonio Caruso “Naitello”, e l’altro della ditta Carlino, mentre in Contrada Casinello
registriamo il frantoio della ditta Marra e al bivio Marconia, quello della famiglia Viggiani. Opifici tutti ben
frequentati da agricoltori dell’agro, ma anche dei territorio limitrofi, evidentemente, grazie al buon nome
che gli stessi si son guadagnato nel corso della loro attività. E la cosa non può che andare a loro vanto,
come ottima rappresentanza del nostro territorio. Ma il nostro servizio verte anche nel far conoscere come
si ricavava l’olio nei tempi passati, quando nei “trappeti” , esisteva una vasca circolare con 3 grosse ruote
in pietra, che giravano trainate da un asino, frantumando le olive la cui pasta era raccolta in cosi detti
“fisci” ( contenitori in spago), allineati in presse manovrate a mano fino alla completa spremitura. Il
liquido era raccolto in un contenitore, ed un addetto, usando un piatto di acciaio, dallo stesso, estraeva la
parte superiore ( olio). Era l’ultimo atto di una operazione complessa della speciale trasformazione. Il
primo collaudo per l’olio nuovo erano le fette di pane arrostite (fedda ross) nel camino che non mancava
mai nei trappeti di una volta. Ma il vero collaudo avveniva in prossimità del Natale, quando nelle nostre
case si friggevano pettole e cartellate. Tra i trappeti di una volta, ricordiamo quello di Michele Plati nella
“pancia” del castello di Terravecchia, quello di Gaetano Laviola in rione Croci, Gaetano Cerabona a Corso
Metaponto, e sempre a Corso Metaponto, Ciccio Musulin ( Malvasi) e Titta Viggiani, mentre a via Vespucci
c’era quello di Pelazzi , l’altro dei fratelli Coriglione a Contrada Coppo e Agneta a San Pietro. Chiediamo
scusa se ne abbiamo dimenticato qualcuno, attesa la difficoltà di reperire notizie e la lontananza da quei
tempi. Auspicando comunque di aver fatto anche questa volta cosa gradita, per notizie di cui non tutti sono
a conoscenza e che comunque fanno parte della nostra storia.

Grazie per l’attenzione. MICHELE SELVAGGI

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