Iannielli: “L’approvazione del Pitesai mette finalmente ordine, ma adesso occorre programmare il passaggio dall’oil al non oil pretendendo dalle compagnie petrolifere già presenti in Basilicata investimenti alternativi alle estrazioni di gas e petrolio”

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“L’approvazione da parte del MITE del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee PITESAI, è finalmente realtà, in perfetta coerenza con le recenti indicazioni della Commissione Europea in tema di fonti energetichegreen capaci di traguardare la transizione ecologica (gas e nucleare di ultima generazione)”. Lo afferma il segretario generale della Filctem CGIL Potenza Francesco Iannielli.

“Siamo consapevoli – continua Iannielli – che l’obiettivo zero emissioni va raggiunto entro il 2050, ma crediamo sia assolutamente necessario ragionare su come ci arriviamo, e sicuramente sarebbe un clamoroso errore trascurare gli impatti e i riflessi di un processo di tale portata non governato dal punto di vista sociale, occupazionale e produttivo. Non dimentichiamo che la Basilicata è terra di estrazioni, che l’economia di intere aree lucane ruota attorno alle attività estrattive, e che sono occupati nel settore oltre 4000 lavoratori, e pensare di poter cambiare il modello dall’oggi al domani, come un interruttore che si spegne e un altro che si accende è pura retorica populista. Non solo, se tutto questo fosse di reale possibile attuazione (e non lo è), determinerebbe una tragedia dal punto di vista economico-produttivo, sociale e occupazionale.

Occorre anche tener conto che all’ultimo importante appuntamento internazionale sul tema, la COOP26 a Glasgow a novembre 2021, grandi potenze mondiali come Cina e India hanno affermato che la neutralità carbonica nei loro rispettivi paesi sarà raggiunta ben oltre il 2050 e quindi, visto che non viviamo in un mondo a compartimenti stagni, scegliere di subire le sole ripercussioni negative di un processo gestito senza alcuna lungimiranza dal punto di vista socio-occupazionale e soprattutto economico (si pensi agli effetti frenanti del caro bollette sulla capacità di ripresa e di rilancio che faticosamente si sta cercando di mettere in piedi nel nostro paese), senza poter beneficiare, almeno nell’immediato, della riduzione delle emissioni non ci sembra una brillante idea.

Inoltre – continua Francesco Iannielli – il gas è, dal punto di vista climalterante, molto meno impattante del petrolio e ancora molto meno del carbone. Poi c’è la questione del caro bollette, figlia anche dell’eccessiva dipendenza dall’estero in termini di approvvigionamento energetico: non v’è alcun dubbio che la moratoria sulle estrazioni voluta dal Governo Conte 1 ha determinato una situazione ormai insostenibile per famiglie e imprese minando la capacità di ripresa economica del sistema paese da un lato e, dall’altro,mettendo in seria difficoltà le aziende del settore, i grandi player industriali, che in un quadro normativo incerto stentano a programmare gli investimenti e molto spesso sono spinti ad orientarli all’estero.

Bene, l’approvazione del PITESAI mette finalmente ordine a questo stato di confusione, adesso occorre, dal punto di vista politico, programmare il passaggio dal “oil a non oil” pretendendo dalle compagnie petrolifere già presenti in Basilicata investimenti alternativi alle estrazioni di gas e petrolio in un piano organico che tenga conto anche del tema della riconversione professionale degli occupati del settore, il tuttonella consapevolezza dei tempi reali che occorrono.

Infine – conclude Iannielli – pensiamo che gli oltre 200 milioni di metricubi di gas a disposizione della Regione Basilicata debbano essere gestiti e indirizzati in un’ottica di reale sviluppo produttivo. Sarebbe imperdonabile e inutile sprecare tale risorsa solo banalmente con una politica di interventi a pioggia (un po’ come accaduto in passato con l’esperienza della carta carburante) senza indirizzarla verso una reale opportunità produttiva e di sviluppo per il territorio lucano, in una dimensione di politica attrattiva di nuovi e concreti investimenti. Questa è la nostra idea di transizione”.

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