Bernalda. Maria Di Tursi ha presentato il suo ultimo libro. Relazione della prof. Di Benedetto su Diarium Artis

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In un mondo che sembra immerso nel buio, dominato dalla barbarie dell’inciviltà, fioriscono in ogni tempo anime toccate dal genio della creatività, creature capaci di regalarci opere di straordinaria bellezza e bontà che rinfrescano e  rigenerano spiriti assetati di divino, di infinito, di assoluto.

Diarium Artis è il diario della Musa che annota le sue vicende amorose lungo una linea temporale che va dall’età antica, al Rinascimento, al Novecento fino ai nostri giorni.

Con Diarium Artis l’autrice ci presenta un ventaglio di amanti “diamanti incastonati nella volta di Urano”, espressioni artistiche, letterarie, musicali di ogni tempo in modo originale adottando una formula straordinariamente insolita, agile che si muove a metà strada tra la  poesia e la  prosa, tra il  romanzesco e l’introspettivo, tra  il serio e l’ironico, lo scherzoso e il divertito, in un gioco di rimandi e associazioni di significati e significanti. È un sapiente intreccio di parole, immagini, concetti per raccontare l’ avventura dell’anima umana tesa  alla perfezione dopo essersi inabissata nella perdizione della propria e altrui fragilità.

Il miracolo salvifico che opera la Musa senza veli si offre attraverso 43 capitoli, apparentemente brevi ad una prima lettura ma in realtà si rivelano scrigni che custodiscono immagini, situazioni, sogni, progetti, messaggi, significati profondi che si dischiudono e amplificano ad una lettura passionale, capace di sentire e assaporare ogni parola scelta ad arte.

Ogni vicenda intessuta di riferimenti storici, biografici, letterari, musicali, artistici, è sapientemente orchestrata sulle note di un cuore che instancabilmente seduce l’uomo per elevarlo in una nuova dimensione più  eterea, al riparo dai terremoti della terra, dalle tensioni del mondo.

Il racconto si fa, pagina dopo pagina, sempre più intrigante, trascina il lettore  nelle avventure della Musa, lo immerge nelle relazioni con anime belle, dannate per la loro miseria, eppure destinate dopo quell’incontro amoroso al dono dell’ eternità.

Il lettore è partecipe di questo straordinario viaggio che lo porta in posti diversi e tempi lontani eppure vicini, nel  Mediterraneo di Omero, nella Firenze di Dante e dei Medici, nella Roma dei papi, nella Parigi di Baudelaire, nella  Ville Lumière di Géricault, nella Londra  di  Shelley e Keats , nell’America dei cantanti rock.

Il lettore è curioso di indagare  nelle trame esistenziali, artistiche di questi geni e finisce per approfondire quelle conoscenze, inevitabilmente legge la loro biografia, recita i loro versi, rivede le loro tele, riascolta le loro canzoni e le loro musiche ma con un occhio e un orecchio, una mente e un cuore diverso, nuovo, rigenerato dalla sapiente maestria di chi ha saputo  raccontare questo incantevole viaggio di resurrezione  dell’umanità.

 E’ il miracolo della Musa Artis, è il ritorno di nuovi umanesimi dopo il buio.

Il diario della Musa prende corpo e vive attraverso una scrittura raffinata, ricercata, elegante, dotta, frutto di un labor limae di altri tempi. C’è un attento e approfondito studio della parola, scelta  con cura e precisione, il culto dell’esattezza le fa da padrona. Il racconto pullula di termini scientifici  (già le due citazioni di Einstein all’inizio ci fanno da apripista)  di termini tecnici derivati dalla  chimica, biologia, fisica, medicina, cosmologia, ma anche dalla  linguistica, dalla filosofia e soprattutto dalla mitologia. La ricchezza e complessità lessicale è un vento controcorrente in un mondo che predilige la semplificazione ,la velocità,  la brevità, la superficialità. La Musa sa bene che il potere passa attraverso le parole e il loro significato. Ci sveglia dalla povertà (impoverimento) lessicale a cui vogliono abituarci.

La scrittura diventa un’altra  opera d’arte della Musa, nelle pagine essenziali in cui dipinge i vari artisti la scrittura che sembra complicata…frammentaria con uno stile sibillino ma si disvela e appare  poliedrica e policroma come un prisma attraversato dalla luce, diventa musica che realizza accordi sorprendenti e  compone melodie. Il confine tra poesia e prosa si è dissolto magicamente.

Il libro  è un inno all’apoteosi dell’arte nella storia umana declinato in vari modi.

L’ arte è  diventata e diventa riparo dalla violenza  del mondo ( resiste), reagisce  alla brutalità della storia, sopravvive (persiste)  attraversando le sue mostruosità, domina imperitura (insiste) e conserva la memoria dei suoi prescelti. La Musa, è IL PENSIERO, è la MENTE che genera una tempesta di idee, elabora  soluzioni.

L’ arte diventa speranza, apre “valichi  nelle coscienze imbestialite dall’ odio”.

L’ arte  è antidoto ( p. 70 ) all’avvelenamento da aria malsana… alla desertificazione dello spirito, alla peste dell’ indifferenza di una società ripiegata su se stessa.

Diarium Artis è un’ opera che non vuole celebrare solo il genio umano, la potenza creatrice della Musa. Parlare solo di artisti sarebbe riduttivo. Ogni pagina è occasione di riflessione sulla vita, sull’umanità, sul futuro per  destare le menti, le coscienze dal sonno dell’ omologazione, dall’ essere automa, dal belare, dalla schiavitù del sistema  e così vincere la partita a scacchi.

E’ un invito a vivere la vita in verità e libertà, a leggere la realtà con intelligenza,   ad essere in armonia con le fibre del creato per giungere laddove tutto è ordine e bellezza, lusso calma e voluttà.

E poi la sorpresa finale che è tutta nel titolo.

Antonietta Di Benedetto

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