COPAGRI: RIPRISTINO NATURA, LA TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ NON PUÒ PRESCINDERE DALL’AGRICOLTURA

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Roma, 12 luglio 2023 – “Pur condividendo pienamente gli obiettivi alla base della normativa comunitaria per la tutela della biodiversità, che mirano fra l’altro a invertire il preoccupante calo delle popolazioni di impollinatori, che come noto sono degli ‘indicatori’ naturali dell’inquinamento ambientale e dai quali dipende gran parte delle produzioni agricole, non possiamo mancare di ricordare i possibili rischi legati all’impatto di un simile provvedimento sull’agricoltura e, in particolare, sulle superfici agricole, dalle quali la tutela della biodiversità non può assolutamente prescindere”. Lo sottolinea il presidente della Copagri Tommaso Battista dopo l’approvazione della posizione del Parlamento Europeo sulla proposta di regolamento sul ripristino della natura, con cui è stato respinto il rigetto del testo proposto della Commissione Europea.

“Guardiamo quindi con favore – prosegue Battista – alla cancellazione dell’articolo 9 del testo, tra quelli di maggiore interesse per il comparto primario in quanto prevedeva il ripristino degli ecosistemi agricoli, con cui sembrerebbe si vada di fatto a escludere i produttori agricoli dall’ambito di applicazione del testo”.

“Dopo il rigetto della proposta chiesto dalla Commissione Ambiente, e l’avviso contrario non vincolante formulato dalla Commissione Agricoltura, la palla passa al Consiglio UE, che dovrà portare avanti il dibattito finalizzato a sciogliere vari nodi, quali la questione del finanziamento delle misure previste per il ripristino della natura e, soprattutto, la loro armonizzazione con le normative comunitarie che trattano di stoccaggio di carbonio e di salute dei suoli”, continua il presidente della Copagri, ricordando che “la partita non è ancora chiusa e bisogna tenere alta l’attenzione in vista dei triloghi con Commissione e Consiglio UE”.

“In ogni caso – conclude Battista – dopo l’entrata in vigore del regolamento, gli Stati membri avranno due anni di tempo per presentare alla Commissione UE un ‘Piano nazionale di restaurazione’, nel quale declinare autonomamente le azioni da mettere in campo in base alle singole realtà delle nazioni e al livello di deterioramento dei loro ecosistemi, tenendo ben presenti le numerose differenze in essere relative ai diversi assetti produttivi del tessuto economico nazionale”.

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