Vittoria della mobilitazione popolare: quasi 1.800 firme per difendere il Porto di Maratea

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La Regione e il Demanio ritirino subito l’avviso pubblico

La cittadinanza si è mobilitata e ha vinto la prima sfida: la Petizione Popolare per difendere il Porto di Maratea ha raggiunto quasi 1.800 firme in pochissimi giorni, tra raccolta online e moduli cartacei. Un risultato straordinario che conferma come il porto non sia solo un’infrastruttura, ma un bene comune e identitario, al centro della vita sociale, culturale e ambientale della città.

Legambiente, promotrice della petizione insieme alla Lega Navale sezione di Maratea, al Centro Culturale Maratea e agli Amici di Maratea, ringrazia tutti i cittadini, le associazioni e i comitati che hanno sostenuto con forza questa battaglia.

Il Porto di Maratea non può essere trattato come una semplice pratica amministrativa ma deve essere governato con criteri di trasparenza, partecipazione e sostenibilità. Oggi la comunità ha dimostrato di saper difendere i propri diritti. Ora chiediamo alla Regione e al Demanio di ascoltare la voce dei cittadini e ritirare immediatamente l’avviso pubblico”.

Le ragioni della mobilitazione

La protesta non era contro la presenza di privati, ma contro il metodo scelto dalla Regione Basilicata e dall’Ufficio Demanio Marittimo, che prevedeva:

  • l’affidamento a un unico gestore dell’intera area portuale, inclusi specchio acqueo e spazi a terra, per una durata fino a 15 anni;
  • l’assenza totale di confronto con il Comune, le associazioni e gli stakeholder locali;
  • la mancata previsione di spazi adeguati per la futura Area Marina Protetta “Costa di Maratea”, per le imbarcazioni di vigilanza e per attività educative e culturali.

La richiesta alla Regione

Alla luce di questa forte risposta popolare, Legambiente ribadisce con forza che:

  1. l’avviso va ritirato e ripubblicato solo dopo un confronto preventivo con Comune e territorio;
  2. la gestione dell’area marittima deve essere fondata su trasparenza, sostenibilità e partecipazione;
  3. gli spazi a terra devono restare di pubblica utilità e libera fruizione per cittadini, operatori e attività culturali.

Un segnale forte

Le oltre 1.800 firme raccolte in meno di una settimana rappresentano un segnale politico culturale e sociale inequivocabile: il Porto di Maratea non è un bene da privatizzare, ma un presidio strategico per l’identità, la storia e l’ambiente del territorio.

Il Porto appartiene a tutti. Non si privatizza, si difende. Insieme.

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