
Il vicepresidente nazionale CIA: “La PAC nel fondo unico significa raschiare il fondo e creare conflitti”
Anche la UE ha ridotto le risorse, aumenta la competizione per acquisirle, non tutela l’agricoltura
“La Von Der Leyen per finanziare carri armati e riarmo fa cassa sull’agricoltura, riducendo la PAC e inglobandola nel Fondo Unico. I nostri parlamentari europei la fermino, dicano ‘NO’ a questa follia. Diciamo no all’Europa della guerra, esprimiamo concretamente il nostro sostegno alla produzione di cibo e al lavoro. Salviamo la vita all’agricoltura e salviamo l’Europa”. È Gennaro Sicolo, vicepresidente nazionale e presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani, a lanciare l’appello dell’organizzazione ai parlamentari europei italiani, e a quelli pugliesi in particolare.
L’EUROPA CHE VOGLIAMO. “Siamo convinti europeisti”, aggiunge Sicolo. “L’Europa unita è stata costruita proprio sulla Politica Agricola Comune, uno dei primi atti storici seguiti alla nascita dell’Unione. L’agricoltura era ed è un cardine che unisce il continente sui valori del cibo sano, della produzione sostenibile, della biodiversità. Se la UE agisse come dovrebbe, la nostra agricoltura sarebbe la prima al mondo. Invece questi cosa s’inventano? Una PAC, la Politica Agricola Comune, compressa e confusa in un Fondo Unico che mette in competizione per l’acquisizione di fondi l’agricoltura, il diritto alla salute, l’energia e la ricerca. Tutti compressi in un unico capitolo di investimenti, ridotto al lumicino per fare cassa e utilizzare risorse vitali in favore di un progetto distruttivo di riarmo. Così, come se non bastassero le guerre in atto, si scatena una fase conflittuale anche tra gli Stati Membri, tutti intenti a sottrarsi l’uno con l’altro le risorse di un budget insufficiente, ulteriormente eroso da un’inflazione galoppante, inadeguato a sostenere le sfide su questioni fondamentali: sicurezza alimentare, crisi climatica, impoverimento dell’agricoltura delle aree interne, abbandono dei territori marginali”.
LE EMERGENZE. All’Europa, Sicolo chiede decisioni e risposte su una serie di emergenze. “Il valore riconosciuto ai prodotti agricoli italiani è sempre più in ribasso a causa delle importazioni massicce di grano, frutta, verdure e di tutte le principali produzioni italiane poste tra l’incudine della GDO e il martello della concorrenza sleale di Paesi extraeuropei. Non c’è reciprocità, l’Europa non si fa rispettare, impone standard e regole anche sui fitofarmaci che i Paesi extraeuropei non rispettano, e che poi sono liberi di invadere il mercato italiano ed europeo con i loro prodotti realizzati a costi enormemente più bassi dei nostri. Per il grano duro ai nostri produttori viene riconosciuto lo stesso valore di 20 anni fa, ma i costi di produzione sono aumentati e di molto, ma si specula anche in questo caso sulle importazioni da Paesi che producono come vogliono, senza le nostre stesse regole.
LA PAC. I contributi della PAC, che non sono un regalo ma rappresentano una compensazione a un’attività dal primario valore sociale e di sostenibilità con altissimi costi e rischi d’impresa crescenti, non solo sono stati ridotti, ma ora confluiscono addirittura in un fondo unico che ne pregiudica ulteriormente l’efficacia”.
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