
Grave carenza idrica: Cia-Agricoltori Potenza-Matera, responsabilità politiche e di governo regionale. Verso la mobilitazione
La situazione di grave carenza idrica che stanno vivendo i titolari delle nostre aziende agricole, in particolare delle aree a più alta densità di produzioni ortofrutticole e di pregio, vale a dire quelle a maggiore Valore Produttivo Agricolo, del Metapontino, dell’area Vulture-Alto Bradano, ha specifiche responsabilità politiche e di governo regionale. E’ da mesi che come Cia-Agricoltori Potenza-Matera chiediamo al Presidente Bardi di chiudere con urgenza e senza ulteriori rinvii l’intesa al tavolo Istituzionale per la gestione dell’acqua con la Regione Puglia e gli altri Enti preposti. Allo stato, l’accordo della segreteria tecnica con la Regione Puglia non si è tradotto, come abbiamo rivendicato, in un piano concreto così da conoscere in dettaglio su quale quantitativo di acqua sui diversi schemi si può contare e come gestirli o interconnetterli. L’indicazione di Cia Potenza-Matera, condivisa con gli agricoltori lucani, è di procedere ad una intesa per una gestione dei quantitativi disponibili che non penalizzi nessuno a partire dai consumi ad uso domestico così come prevede la legge e contestualmente indicare con chiarezza al mondo agricolo tempi, modalità e quantità di risorsa su cui poter contare al fine di garantire loro i servizi essenziali per potere produrre a partire da quelli irrigui per garantire la campagna di raccolta delle produzioni ortofrutticole stagionali e le ordinarie attività agronomiche. La nostra posizione è di far valere nei vari tavoli interregionali, un principio che solo a parole viene sostenuto da politica e governo regionale: le nostre risorse idriche oltre che per l’uso potabile che va tutelato e garantito, vanno riservate all’agricoltura per quello che rappresenta nell’economia regionale lucana al pari di quelle che sono le attività produttive economiche industriali e turistiche. Non è tollerabile che si programmino “strumenti e quote preferenziali” per grandi industrie come l’ex Ilva di Taranto e ai resort pugliesi “sacrificando” le nostre aziende agricole. Se ci devono essere limitazioni ci devono essere anche per il potabile che non è prettamente ad uso civico. Per Cia non è più tollerabile agitare l’alibi dei cambiamenti climatici , che hanno comunque un loro peso sulla carenza idrica ma non possono offuscare responsabilità di quanti da anni non hanno programmato e realizzato investimenti e interventi di manutenzione straordinaria per i nostri grandi invasi che, ricordiamo, così come sono attualmente, risultano limitati nella loro portata originaria. Se così fosse stato oggi non staremmo a parlare di grave crisi idrica e non staremmo ad assistere alla disperazione dei nostri agricoltori. A differenza della politica, gli agricoltori non possono improvvisare ed hanno bisogno di programmazione. Senza la certezza sulla quantità di acqua disponibile non si può fare programmazione. Cia Potenza-Matera annunciano iniziative di mobilitazione sui territori oltre che sulla grave carenza idrica, sulla Pac e il problema della fauna selvatica (cinghiali) con la partecipazione del presidente nazionale Cristiano Fini. Si tenga conto che usciamo da annate difficili, i costi di produzioni crescono e i bilanci sono in rosso, abbiamo il dovere come Associazione di rappresentanza delle Imprese Agricole Lucane di segnalare con fermezza e la necessaria tensione la necessità di rivendicare soluzioni di emergenza da condividere con il mondo agricolo. Rinnoviamo la proposta di un Piano per una governance più vicina ai territori, differenziata e adattiva, per una visione d’insieme che superi la frammentazione decisionale e restituisca valore a Consorzi di Bonifica e Autorità di Bacino, ottimizzando le funzioni e snellendo i vincoli, anche per recepire al meglio la futura strategia Ue per la resilienza idrica. Quella che Cia immagina comprensiva di interventi strutturali nelle zone a più alto rischio; di grandi invasi integrati, e non alternativi ai piccoli; di finanziamenti per le infrastrutture resilienti; di riuso agricolo delle acque reflue; come di una legge contro il consumo di suolo e un quadro normativo per le funzioni di custodia e presidio del territorio.
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