Consigliere Vizziello: Il Crob ha bisogno di tutto tranne che di un commissario

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“Quella di Sabrina Pulvirenti a commissario del Crob  è una nomina che ci lascia perplessi, perché l’Istituto di ricovero e cura scientifico di Rionero di tutto ha bisogno tranne che di un commissario, atteso che la fase di transizione che normalmente giustifica il ricorso all’istituto del commissariamento mal si addice ad una realtà ospedaliera che da tempo palesa l’assenza di una governance efficace ed inoltre non ci risulta che la dottoressa Pulvirenti abbia il dono dell’ubiquità, come evidentemente ritiene chi ha pensato di conferire alla stessa persona la direzione di due strutture, Crob ed ASM, diverse tra loro, distanti territorialmente e che necessitano di un notevole rilancio sotto il profilo delle performance sanitarie”.

E’ quanto afferma, in una nota, il consigliere regionale Giovanni Vizziello.

“Oggi il Crob versa in una condizione di grande precarietà sotto il profilo tanto degli esiti e dei volumi delle prestazioni erogate, quanto dell’attività di ricerca scientifica” -sottolinea Vizziello- “ condizione certificata dalle recenti audizioni in IV Commissione del personale sanitario che lavora presso l’Istituto di Rionero, oltre che dai risultati del programma nazionale valutazione esiti dell’Agenas”.

“Compito precipuo della politica” -ricorda Vizziello-“ è invertire al più presto queste debolezze attraverso una nuova governance per così dire ordinaria, composta cioè da un management sanitario che conosca profondamente i fabbisogni epidemiologici del territorio, sia selezionato sulla base di criteri meritocratici e sia in grado di garantire il miglioramento della qualità erogativa dei LEA offerti alla collettività”.

“Per conseguire un siffatto risultato”-conclude Vizziello-“ occorre una grande assunzione di responsabilità dei vertici politici delle amministrazioni, che devono essere in grado di verificare la capacità dei dirigenti sanitari di rimuovere i gap erogativi delle prestazioni sanitarie e che purtroppo, proprio nel settore delle patologie oncologiche, spingono tanti lucani ad emigrare per trovare altrove la risposta ai loro bisogni di salute, generando un saldo di mobilità sanitaria a carico del bilancio regionale che è passivo per oltre 50 milioni di euro.”

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