“La Chiesa della Immacolata Concezione. 400 anni di Storia. Antiche Confraternite a Pisticci”. E’ il nuovo libro di Giuseppe Coniglio che incrementa la già ricca letteratura religiosa della cittadina jonica. Nell’opera l’autore, rispetto alle precedenti edizioni, approfondisce con nuovi documenti la secolare storia della “chiesa nostra” come la chiamano gli abitanti del rione Dirupo, dove il tempio si trova, e miracolosamente rimasto indenne dal movimento tellurico del 1688 che distrusse buona parte dell’abitato. L’autore chiarisce che non tutto è ancora ben definito sulle origini della Chiesetta e che talvolta ad alcuni risultati si è giunti per via di ipotesi e congetture abbastanza verosimili. In origine era dedicata al culto di S. Giovanni al Fronte, con l’amministrazione dei Confratelli della Pietà. Per P. Egidio Di Lorenzo, studioso scrupoloso e attento, priore dei padri Bianchi, i lavori della costruzione iniziarono intorno al 1623 e si protrassero fino al 1626 quando la chiesetta fu aperta al culto. E’ certo comunque che operava già nel 1544, quando fu “visitata” da mons. Michele Saraceno. Esisteva una prima Cappella, che “… aveva un altare, una cova ed immagini di santi sulle pareti. Un campanile con campana. Ha introiti vari ed è cappellano don Teodoro de Parisio. Si dice che sia posseduta dalla confraternita”. Alcune modifiche furono apportate nel 1626, anno in cui fu istituita la Confraternita della Immacolata Concezione. Solo nel 1688, la chiesa divenne ufficialmente sede della Confraternita, con bolla vescovile, che contemplava l’investitura ecclesiastica ed il cambiamento di denominazione. La chiesa fu così intestata alla Madonna della Immacolata Concezione e cadde sotto il patronato della Magnifica Università di Pisticci, più volte restaurata Venne inserita nell’Inventario di Chiese e Benefizi ecclesiastici della Ricettizia di Pisticci del 1799, con altre venti chiese ubicate nel perimetro urbano e diciassette cappelle “extra moenia”. Coniglio descrive poi l’ambiente originario a pianta a croce latina, altare barocco, la tela settecentesca della Vergine ed un prezioso soffitto ligneo del ‘700 a tempera, opera forse di artigiani del luogo. Il tutto assume una particolare importanza per la sua originale forma a carena di veliero, il cui andamento ricurvo trova perfetta corrispondenza ed armonia con la facciata che è semplice e richiama vagamente il barocco, sormontata da due rosoni e dal campanile. Del pavimento originario, in cotto, non rimane alcuna traccia. La seconda parte del libro tratta della storia della Confraternita e le sue iniziative di carità, committente da Napoli di varie opere d’arte. Complessa rimane la vicenda della dipendenza della cappella. Nello statuto si riafferma la sua laicità con le cariche assolte solo dai confratelli, compresa quella di priore, mentre l’assistente ecclesiastico non ha facoltà di interferire negli affari interni. La famiglia Barbalinardo, cui apparteneva l’ultimo priore Giovanni, ha sempre rivendicato questo ruolo. Il libro è dedicato al dott. Giovanni Manolio, ginecologo presso l’ospedale di Policoro, e al suo grande amico, l’indimenticabile Mario Blotti, per la loro grande decozione alla Immacolata Concezione. Sarà presentato sabato 9 dicembre ore 18,30 presso l’associazione Enotria in piazza S. Antuono. Si intende poi precisare che la manifestazione non rientra nel calendario della Festa parrocchiale.
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