
Il cantastorie Mimmo Rago, nel ricordo dell’amica personale, la scrittrice ingegnere Edvige Cuccarese
Oggi, la Basilicata e, in particolare la comunità di Valsinni, piangono un figlio della propria terra, in campo artistico. Un uomo che ha dedicato l’intera vita all’ arte, un’arte singolare, di uno stile tutto personale, apprezzata anche oltre i confini regionali.
Io perdo un caro amico, un amico prezioso, un amico presente, un amico sincero, senza secondi fini, un amico sempre disponibile, un amico rispettoso, un amico insostituibile.
“Hello?”, “Caaaro Mimmo!” Le nostre conversazioni iniziavano così, seguite dalla sua inconfondibile risata di accoglienza, di contentezza nel sentire la mia voce. Le nostre conversazioni erano sempre lunghe, ma alla fine si parlava sempre delle stesse cose, gli argomenti non cambiavano.
Chi era Mimmo Rago? Mimmo Rago, era un Vero artista, uno di quelli che nascono con la vena creativa, con una sensibilità di scrutare la realtà, di esaminarne sfaccettature, fuori dal comune, di percezione particolare, uno di quelli che non hanno bisogno di Scuole, per imparare. Autodidatta in tutto, sia come artista della pietra, sia come artista musicale e testuale. Nasce come cantastorie della Brianza, ammirato subito dopo, nell’ isola d’ Elba, dove ha soggiornato per un periodo lasciando, un ricordo bellissimo come artista e come uomo, tant’è vero che è stato contattato lo scorso anno, dopo tanto tempo, da suoi amici dell’isola che volevano venire a trovarlo e stavamo, insieme, programmando un’ospitalità. Dopo aver lavorato a Monza e Milano, si trasferì a Bologna, dove frequentando l’Università come uditore, conobbe un gruppo di studenti con i quali organizzano un viaggio con la loro Compagnia “Pulcinella va all’ Oriente”, ed andarono in India a portare uno spettacolo innovativo. Qualche anno fa contattai uno di questi suoi amici d’ avventura, rievocando in colloqui telefonici, tra me, Mimmo e lui, momenti felici di quel periodo. Oggi, questa persona è un affermato fotografo, docente universitario nel campo della fotografia. Al ritorno dall’ India, Mimmo ebbe attrazione calamitante per la sua Valsinni, si stabilì in paese per non lasciarlo mai più. La giovane, infelice, Isabella del castello Morra, lo ispirò talmente tanto da immedesimarsi in lei e comporre tanti versi da diventare il cantore di Isabella Morra. Successivamente, le sue composizioni diventarono uno spettacolo per il Parco Letterario Isabella Morra di Valsinni, ad opera del compianto dottor Ninì Truncellito. Nacque “l’Estate d’Isabella”, uno spettacolo narrante, nei mesi estivi nel borgo medievale intorno al Castello, tuttora vivo, che accogliente tanti turisti. Mimmo, menestrello, con la sua chitarra coinvolgeva sentimentalmente tanta gente, riportandola nell’ epoca della poetessa fanciulla, quella del Cinquecento.
Io, incontrai Mimmo, per la prima volta, si può dire, letteralmente, sul palcoscenico. Così lo conobbi, a Valsinni, una sera d’estate dove ero ospite d’ onore ad un evento di Moda. Lui mi aspettò sotto al palco, venne a cercarmi per consegnarmi delle cose, da parte di altre persone. Nacque una frequentazione sempre più assidua, perché era un momento fortunato per la Cultura, ed insieme ad amici in comune, tante importanti iniziative vennero fuori, con persone davvero appassionate che si sono spese moltissimo nel settore. L’ affiatamento artistico – culturale si è arricchito, nel corso del tempo, di una bella amicizia, in una sintonia artistica e umana. Abbiamo viaggiato per lunghi anni per l’Italia del Nord, per eventi che ci hanno visto protagonisti in location che non avevamo neanche pensato o sognato. Io con i miei argomenti letterari, lui con la sua chitarra in spalla, partivamo dalla stazione di Policoro o Metaponto, con l’ancora esistente treno che collegava la Calabria a Milano, chiamato, appunto, il Crotone – Milano, con la mia provvista di panini per il viaggio, per entrambi e, non si possono contare i tanti episodi divertenti, tanti incontri fatti, erano delle vere belle avventure. Io con il mio mal da viaggio e Mimmo, consolatore attento, si occupava dei bagagli. Un vero assistente! Una volta ci scambiarono per padre e figlia e lui ci rimase male, perché pensò di sembrare molto vecchio.
Dopo l’esperienza storica di viaggiare sull’ ultimo percorso del Crotone – Milano, la sua ultima vola” per il famoso treno, dopo la sua soppressione, viaggiamo in aereo, che non aveva lo stesso fascino del treno, e poi con i pullman. Ma Mimmo ad un certo punto disse: “Basta, facciamo solo eventi giù da noi“. Così andò a finire, perché persi la voglia anch’io. (Sono stati anni bellissimi, unici, e per fortuna che li abbiamo vissuti, perché non si sarebbero potuti mai ripresentare). Ma non finì lì, perché continuammo a viaggiare non più per eventi insieme ma perché io ebbi l’onore di andare per presentare i miei libri, ebbi occasioni favolose da non poter rinunciare. Mimmo divenne mio accompagnatore ufficiale, molte volte. Però, Mimmo, senza volerlo catturava l’attenzione, come quella volta che colpì tutti e lo scambiarono per ingegnere, ad un mio intervento come Giurata in progetti d’ingegneria, in concorso. I miei colleghi milanesi lo fecero assistere, con mia sorpresa, e furono entusiasti per come, senza volerlo, aveva animato la sala. Gli dissi di aspettarmi fuori dalla sala di riunione ma gli fecero cenno che poteva entrare.
Un’ altra volta, sempre a Milano, per la presentazione di un mio libro, mi accompagnò e fummo ospiti dell’amabile sorella Santina. L’ indomani dell’ evento mi fece visitare Monza, mi portò a vedere una costruzione dove un tempo era sede di non ricordo cosa, dove lui aveva lavorato. E tanti altri punti di riferimento importanti per lui negli anni che aveva vissuto li. Andammo al Duomo dove c’è il Cristo con i capelli… Lungo il percorso in città, di tanto in tanto io gli facevo cambiare strada perché notavo delle particolarità che mi interessavano, facendo delle interessanti scoperte, che documentai. E, lui: “Oh, io in tanti anni che ho vissuti qui non ho notato niente di tutto questo, tu adesso in mezza giornata ha scoperto tante cose. Però adesso basta, non portarmi più per chiese, mi hai fatto fare il giro di tutte le chiese!”. Sorrisi per la simpatia dell’espressione, e gli feci raccontare altri ricordi che gli affioravano.
La sua grandezza artistica era bilanciata dalla sua personalità umile e generosa, troppo generosa. Sempre gentile, a me non ha rivolto mai uno sgarbo, e di questo non ho che da ringraziarlo. Contrariamente al suo aspetto che poteva apparire burbero, era molto buono, anche se in alcuni momenti veniva fuori un carattere energico, mi è capitato di vederlo alcune volte adirarsi, quando perdeva la pazienza verso qualcuno, era un uomo anche inquieto, ma della sua rabbia ne faceva arte, come le sue statue dalla doppia personalità, lui sosteneva che c’è in giro tanta gente con la doppia faccia, che nasconde un doppio comportamento e un doppio parlare, per questo le sue statuine hanno due lati, che raffigurano la stessa persona. Conosciuto maggiormente come cantastorie, venne notato anche come scultore della pietra, più che scultore, in pratica dava vita alle pietre assemblandole e dando loro sembianze umane e di animali. Diceva: “Anche le pietre parlano”.
Nel 2016, mi venne l’idea di scrivere un libro su di lui, ne fu contentissimo, mi selezionò foto ed attestati da inserire nel volume, oltre ai racconti della sua vita, con soddisfazione del risultato, e, in questo ultimo anno, in particolare, ne era più felice che mai, lo raccontava a tutti quelli che incontrava, in mia assenza e in mia presenza. Il titolo del libro è “L’ultimo archetipo cantastorie, Mimmo Rago di Favale – Valsinni”, lo presentammo con successo al Castello di Valsinni, alla presenza delle varie autorità, e lui si esibì ricevendo numerosi applausi, con allestimento delle sue belle statuine in pietra. Lo presentammo, poi, alla Terme di Latronico, dove lavorò per alcuni anni e dove gli hanno voluto un gran bene, ho avuto modo di assistere alle manifestazioni di affetto che ricevette in quella giornata. Altre cosette avevamo in programma di realizzare, ma la sua già precaria condizione di salute non ci ha permesso di concluderle.
L’ultima sua opera, senza alcun dubbio, è la scultura che gli ho fatto realizzare l’estate scorsa, per il mio evento svoltosi ad Aliano, il Memorial “Dai Calanchi a Milano, Nicola Romeo fonda l’Alfa Romeo”, che raffigura Carlo Levi, e che insieme al sindaco di questo Comuna abbiamo consegnato al vincitore dell’auto d’epoca, che risiede a Milano.
Questo mio scritto, di getto, a caldo, in questo momento di tristezza, non è esaustivo, ma un semplice ricordo di una persona meritevole, attenta, sempre, nei miei confronti, che io ho stimato tantissimo e, che è andata via troppo presto. Ai fratelli, che ho conosciuto: la cara, splendida, sorella Santina, l’affezionato suo fratello Antonio, il gentile fratello medico che ho avuto modo di conoscere solo telefonicamente, e agli altri che non ho avuto il piacere di conoscere di persona, rivolgo a loro la mia vicinanza per la dipartita del caro Mimmo. Le tante presenze al suo funerale, per l’ultimo saluto sono la dimostrazione di come sia stato apprezzato ed amato. Per me sarà difficile abituarmi alla sua assenza. Ciao, Caro Mimmo…
Edvige Cuccarese

