La crisi del grano investe i due anelli deboli della filiera: produttori e consumatori. Solo attraverso una forte alleanza tra queste due componenti è possibile sconfiggere il traffico di grani contaminati che danneggiano la salute pubblica e l’economia dei territori, ivi compreso quello della Basilicata dove insiste una vocazione produttiva tra le più antiche. Vocazione ben diversa dal grano canadese che viene raccolto da circa un mese in condizioni climatiche un po’ anomale rispetto alle nostre. (vedasi foto allegata)
I primi risultati dell’ attività di questa nuova associazione sono già stati ottenuti. La griglia di qualità proposta da Granosalus il 20 luglio 2016, grazie alla risoluzione approvata in commissione agricoltura la scorsa settimana, e’ gia’ diventata un indirizzo politico per il Governo. Adesso bisogna convincere sindacati e industriali della trasformazione, appena sarà insediato il tavolo ministeriale, affinché tale indirizzo rivoluzionario venga finalmente recepito nel regolamento della Commissione unica del grano (CUN).
Da Moncalvo a Petrini, passando per Farinetti, tutti pensano che l’origine in etichetta sia sufficiente a bloccare le miscele tossiche dei grani esteri con il nostro grano salubre. L’olio dimostra il contrario nonostante l’etichettatura obbligatoria dell’origine. L’ Associazione Granosalus ritiene che solo analisi serie possano tutelare la salute dei consumatori e garantire un prezzo equo ai produttori. Il resto sono solo slogan. La stessa normativa sui limiti delle micotossine appare totalmente inadeguata per noi consumatori italiani, come stanno dimostrando le firme alla petizione lanciata su change.org.
I promotori dell’ Associazione Granosalus, che ha già molti associati in tutto il Sud Italia, parleranno di questi temi a Miglionico insieme agli agricoltori del movimento Riscatto di Puglia e Basilicata.
Ufficio Stampa Granosalus
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