Gentile (Confartigianato): aggiornare legge quadro e normativa regionale su artigianato

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L’artigianato italiano e quello lucano hanno bisogno di una nuova legge quadro sull’artigianato. Un’esigenza fortemente avvertita dalle circa 9.500 ditte-imprese artigiane attive (6.300 nel Potentino e 3.200 nel Materano), al primo trimestre 2025, di cui il 40,7 per cento ha dipendenti e dà  lavoro complessivamente a circa 14mila unità lavorative, con una media di 4 addetti per azienda. Si tratta di aggiornare un testo normativo nazionale che risale al 1985 e contestualmente quello regionale che risale al 2015. Una nuova legge quadro sull’artigianato deve partire da un atto di visione. Deve dire ad alta voce che l’artigianato italiano non è il residuo del passato, ma la prova vivente che un’altra economia è possibile. Un’economia che ha al centro il lavoro, la qualità, la relazione con i luoghi, le persone, le storie. Un’economia che sa coniugare creatività e competenza, bellezza e utilità, innovazione e tradizione. Lo ha ricordato con forza il Presidente della Repubblica: l’artigianato non è mai scomparso. È un filo continuo della nostra storia, un elemento costitutivo della nostra identità. E nella Costituzione – all’articolo 45 – è scritto che “la legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato”. Non come atto di conservazione, ma come scelta strategica. Come motore di una società plurale, democratica, coesa. Ma oggi, a quasi quarant’anni dalla legge n. 443 del 1985, quel dettato costituzionale chiede una nuova attuazione. Perché tutto è cambiato: la società, il mercato, la tecnologia, le forme dell’impresa, le aspettative dei giovani, le sfide ambientali e sociali. Serve una legge che racconti l’artigianato del presente e ne proietti la forza nel futuro.

Serve una legge che non abbia solo valore giuridico, ma anche e soprattutto valore simbolico e operativo. Che dica chi è l’artigiano oggi. Che riconosca l’intelligenza artigiana come forma di pensiero incarnato, come sapere operativo, come capacità di trasformare materia, tempo e relazione in valore. Il compito della politica non è semplicemente registrare i cambiamenti. È comprenderli, e talvolta precederli, per costruire un orizzonte condiviso. E in questo senso, il riconoscimento culturale è già azione politica. Dare dignità simbolica a un modo di lavorare, di creare, di fare impresa, significa legittimarlo. Significa rafforzare il senso di appartenenza di chi lo incarna ogni giorno, e indicarlo alle nuove generazioni come una possibilità concreta, credibile, desiderabile.

 L’artigianato è una risposta moderna al bisogno di libertà e autenticità che tanti giovani oggi esprimono. Un’indagine realizzata dal Censis con Confartigianato lo conferma: i giovani sotto i 35 anni desiderano un lavoro libero e creativo, che consenta di esprimere sé stessi, di mettere in campo le proprie passioni, di costruire qualcosa di unico e ben fatto. L’artigianato risponde a questa aspirazione. Ma ha bisogno di un riconoscimento politico e normativo all’altezza.

Una nuova legge quadro può e deve essere questo riconoscimento.

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