Per qualcuno del sottobosco regionale è più importante alimentare l’incendio raccontando fake news e buttandola in caciara
Ripristiniamo un minimo di realtà. Per le strutture accreditate: 1) la chiusura non è protesta, è insostenibilità economica; 2) la sospensione delle prestazioni non è un ricatto, è una richiesta di aiuto; 3) le risorse non sono soldi, sono prestazioni ai pazienti e lavoro agli operatori. Stiamo andando a sbattere contro un muro, ma come siamo arrivati a questo punto?
1. La mancata programmazione delle “prestazioni” non è colpa delle strutture, pubbliche o private, in verità i colpevoli sono alcuni personaggi dell’alta burocrazia che da sempre “gestiscono” indisturbati nei palazzi del potere.
2. La pianificazione delle cure e delle prestazioni non c’è mai stata, il problema non nasce oggi, viene da lontano.
3. Adesso, però, il problema è arrivato all’emergenza ed è imperativo gestirla e risolverla.
È necessaria una sterzata per evitare la strage, buttarla in caciara politica causerà un colpo mortale per pazienti, operatori sanitari e governanti, per tutti! L’incendio divamperà senza più possibilità di controllarlo e spegnerlo.
Quanto prima si vedrà in faccia la realtà, quella vera non quella inventata, prima si potrà riuscire a evitare il peggio, il peggio per tutti. Anche gli incendiari e i sobillatori hanno famiglie e parenti bisognosi di cure che hanno un costo per essere prodotte, attenzione, anche loro stessi potrebbero averne bisogno, a meno che non vivano in Basilicata. Chi vive qui, in questa nostra terra lo sa bene, sulla salute non si può scherzare, è una cosa serissima. Lo sciacallaggio a buon mercato di alcuni leoni da tastiera ne dovrebbe stare lontano, rischierebbero di vergognarsi in caso di bisogno di cure per se stessi.
Nel corso del 2021 sono state erogate dalle strutture sanitarie accreditate lucane circa 5 milioni e 200 mila prestazioni sanitarie. I fondi destinati dalla Regione Basilicata all’intero comparto sono serviti a remunerare le prestazioni svolte per conto del SSN, prestazioni erogate perché richieste da Medici di medicina generale per i loro pazienti o tramite il CUP regionale. Prestazioni ovviamente necessarie ai pazienti che le hanno richieste, per motivi diagnostici e terapeutici. Ma serve veramente specificare una tale ovvietà? Si vuole forse convincere quei medici e quei pazienti che non è vero? Non ne avevano bisogno? Si vuole convincere i medici e gli operatori sanitari che il loro lavoro non vale niente? Chi ha sostenuto costi e fatto investimenti che si arrangi?
La Regione ha giustamente pagato il sacrosanto lavoro di queste strutture grazie alle quali si è riusciti a tamponare una situazione assolutamente emergenziale che ha portato in Basilicata ad una diminuzione del 70% delle prestazioni di specialistica ambulatoriale, il dato peggiore in Italia che, grazie anche alle strutture accreditate, nel corso del 2022 si è riusciti parzialmente a recuperare.
Ci sono 3 motivi principali perché nel corso degli ultimi anni sempre più persone si sono rivolte alle strutture sanitarie accreditate: il primo perché palesemente il SSR non è stato in grado di soddisfare in tempi ragionevoli le richieste dei cittadini; il secondo è per una questione di vicinanza e comodità geografica; in ultimo, ma non per ultimo, è perché esiste il diritto alla libera scelta sul dove curarsi, e tantissime persone sono soddisfatte dei servizi ricevuti.
Parliamo di prestazioni spesso salvavita e altre sempre e comunque contenute nei LEA, i cosiddetti Livelli Essenziali di Assistenza, fra i quali ci sono (udite udite!) anche la fisioterapia (tra cui rientra anche la logopedia e la psicomotricità) per i post intervento e per condizioni cliniche patologiche che possono essere sia croniche che acute, ovvero dovute a condizioni cruciali limitate nel tempo.
Si dovrebbe chiedere a chi ha ricevuto le cure e le prestazioni da parte dei centri accreditati se queste prestazioni fossero necessarie o meno. Si dovrebbe domandare a queste persone dove sarebbero andate a soddisfare le proprie esigenze di salute, quando e a che costo. È chiaro quindi o non è chiaro che si ha a che fare con persone che hanno bisogno di cure?
Chiediamo scusa se dobbiamo continuare ad annoiare nel descrivere l’ovvio: ovvero che se mi chiedi una prestazione sanitaria questa ha un costo e poi va pagata. Appare in tutta la sua ridondanza il dover spiegare le ragioni di non poter sostenere economicamente questa assurdità. Che cosa non è chiaro? Le prestazioni sanitaria hanno un costo, fatto di lavoro, di professionalità, di attrezzature, di energia e materiali, dobbiamo scoprire l’acqua calda? Ma sembra che per qualcuno questa situazione non sia così chiara. Eppure l’abbiamo descritta più e più volte dal fatidico mese di Agosto, mese in cui si è creata l’emergenza, a causa di una scellerata delibera che di colpo ha deciso che nel 2022 in Basilicata si dovevano tagliare un milione e 300 mila prestazioni sanitarie rispetto al 2021. Decisione che non si sa bene in base a che cosa è stata presa, visto che gli uffici preposti alla programmazione non hanno svolto il loro lavoro (ovvero di programmare le prestazioni necessarie da acquistare dal privato accreditato) in base al censimento dei fabbisogni e alla capacità di erogazione diretta del SSN. In base a cosa ridurre le prestazioni? Basta vedere le infinite liste di attesa attuali per prestazioni anche salva vita, per capire che questa decisione non sta né in cielo e né in terra.
Questa della mancata programmazione, tra l’altro, è un’annosa questione che si trascina da lontano e che ha creato sempre problemi e contenziosi, ma sembra che qualcuno, dormiente fino a ieri, si sia accorto improvvisamente che in Basilicata c’è un problema serissimo di liste di attesa, di censimento dei fabbisogni e ripartizione sui territori in base alla popolazione. Abbiamo assistito dovuto subire di tutto negli anni passati: malaburocrazia, mancanza di programmazione, inadeguatezza amministrativa ed oggi anche il tentativo di alcuni scalda poltrone che questa tragica e drammatica situazione sia in qualche modo colpa nostra, come dire, che se ordini il pane al panettiere e non lo paghi, la colpa è sua se non lo paghi, perchè è un venale se chiede il pagamento di quello che ha prodotto.
Ecco a voi servito il vero scandalo: la Regione dichiara l’emergenza liste di attesa e poi taglia ulteriormente le prestazioni, lo fa retroattivamente, quindi pretendendo di non pagare anche quelle che sono già state erogate; la Regione con una mano ringrazia e rassicura le imprese, chiede aiuto e di non sospendere le prestazioni, ma poi se ne dimentica, ovvero non paga, mettendo in crisi le persone che hanno offerto un servizio indispensabile per i cittadini.
Lo scandalo è che a causa di questo disastro amministrativo e sanitario, generato dalla malaburocrazia e non opportunamente e tempestivamente gestito dalla politica, rischia di esplodere un’intera Regione e che di punto e in bianco oltre 5 milioni di prestazioni non saranno più disponibili sul territorio senza alternativa, facendo chiudere imprese con le conseguenti perdite di posti di lavoro e servizi distribuiti sul territorio.
C’è chi, nonostante non ne abbia colpa, ha continuato a lavorare responsabilmente e ha cercato di trovare le soluzioni e poi c’è chi, mentre la casa è in fiamme soffia sul fuoco in preda ad un sadico e folle desiderio di vedere le fiamme distruggere tutto, incapace (o volutamente incapace) di discernere quello che sta succedendo, preferendo mistificare la situazione a discapito di tutta la comunità.
Si tratta di un epilogo ineluttabile, matematico, più e più volte denunciato in questi mesi e goffamente ignorato, che adesso è arrivato alla sua tragica traduzione in realtà. Ma mentre c’è chi ha lavorato duramente, e continua a farlo, per scongiurare i danni ai cittadini e alle aziende di questa Regione, proponendo strade e soluzioni, c’è chi invece per propri tornaconti personali o per mera ignoranza si diverte a soffiare sul fuoco con l’atteggiamento di un megalomane cieco e folle. Quello che emerge dai dati è che in Basilicata c’è un preoccupante ritardo nelle cure e conseguente mancanza di rispetto del diritto alla salute.
Se ci sono state, e ancora oggi ci sono, distorsioni, affarismi e inefficienze, qualcuno deve pure averne la responsabilità per non aver preso provvedimenti. La nostra storia parla per noi, da sempre le abbiamo individuate, puntualmente denunciate insieme a proposte e soluzioni purtroppo sempre ignorate. Oggi è il momento di salvarci tutti dall’emergenza, spegniamo l’incendio e mettiamoci subito al lavoro con serietà e dedizione. Un ennesima e salvifica iniziativa del Presidente della Regione Bardi riuscirebbe a dare la sterzata necessaria a far rientrare l’emergenza.
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