LA NOSTRA STORIA. L’architetto Ernesto Bruno Lapadula, un Pisticcese a Roma e nel mondo

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di MICHELE SELVAGGI

Un altro grande architetto italiano, che se ne va. Nei giorni scorsi è infatti scomparso PAOLO PORTOGHESI, una delle grandi figure dell’architettura italiana moderna, intellettuale  di rango, critico e raffinato pensatore, oltre che  Docente Universitario alla Sapienza, sempre amato e rispettato dai suoi allievi. Noto per i suoi interventi legati alla religiosità, progettando diverse  chiese cattoliche, ma anche studioso di cultura islamica, firmando opere  come il Palazzo Reale di Amman, Moschea di Roma e Grande Moschea di Strasburgo. La scomparsa di PORTOGHESI,  per noi pisticcesi, è l’occasione per ricordare un altro grande Architetto italiano il compaesano ERNESTO B. LAPADULA, famoso con le sue straordinarie opere, prima fra tutte il PALAZZO DELLA CIVILTA’ ITALIANA al quartiere EUR di Roma, struttura a forma  di parallelepipedo, caratterizzato da archi  a tutto sesto sulle quattro facciate,  progettato e realizzato tra il 1937 e il 1940.  Proprio quell’opera, qualche anno fa, ospitò una mostra  che ricordava l’altro grande architetto Francesco Borromini. In quella occasione, fu proprio PORTOGHESI, insieme  ad altri celebri architetti del mondo, a celebrare ERNESTO B. LAPADULA,  che era nato nel 1902 in via Puoti a Pisticci. Ma per noi, LAPADULA è  ricordato anche  come progettista della chiesa di San Rocco  in puro stile Novecento, realizzata  nei primi anni 30, oltre a varie cappelle funerarie, appartamenti  (Palazzo  D’Onofrio in P.zza Umberto , Palazzo Montesano – De Pace,  in piazza dei Caduti, sul bar Pisticci) e altri progetti rimasti sulla carta, ma ugualmente interessanti,  ricordiamo, oggetto di approfonditi studi dell’Architetto locale Renato D’Onofrio.  Sicuramente l’opera migliore, rimane il Palazzo della Civiltà Italiana. I romani dell’epoca, sentirono immediatamente l’appartenenza, ribattezzandola, e non a torto, “COLOSSEO QUADRATO”. PORTOGHESI  in quella occasione, celebrando Lapadula, ne sottolineò “ la capacità di imprimersi nella memoria”, mentre Enrico Guidoni  parlava di una rappresentazione di “valori universitari e senza  tempo dell’architettura occidentale”. Sebbene come hanno evidenziato alcuni critici, Lapadula   non abbia più replicato il successo  conseguito  con l’opera all’EUR,  lo stesso è comunque riuscito a  realizzare progetti  di straordinaria qualità in Italia e all’estero, senza cadere, tranne in pochi casi,  nella retorica monumentale di “regime “ dell’epoca. Partecipò spesso e  con successo,  a numerosi concorsi tra i quali quello della “Palizzata di Messina”, la “Casa del Fascio” di Taranto e Forlì, , la città Universitaria di Bratislava , la Pretura del quartiere Aventino  e il Palazzo Littorio a Roma. Anche a Matera, Lapadula lasciò il segno con il progetto della “Economia Corporativa”, l’attuale  Camera di Commercio. Anche all’estero sono numerose le opere  di Lapadula che vanno ricordate. Tra queste, in Argentina il PIANO URBANISTICO DI CORDOBA e quello di CATAMARCA, l’edificio per il quartier generale delle truppe italiane a Bengasi, il grande padiglione espositivo  di Budapest  e altri, non meno importanti. Insomma Lapadula  è stato architetto completo per aver affrontato una molteplicità di  temi, edifici pubblici, banche, chiese,  ville e piani regolatori, sempre con la medesima tensione emotiva.  Riferendosi al COLOSSEO QUADRATO, PORTOGHESI  lo  considerava una grande opera  di architettura, “ di quelle che restano”, anche al di là delle connessioni  con caduche e retoriche ideologie. Tuttavia, PORTOGHESI, faceva rilevare “che quell’opera sembra quasi abbandonata a metà”, precisando: “ “Insolito e ambiguo destino, quello di Lapadula, aver dato a Roma  uno dei suoi edifici  più caratteristici, inseparabile ormai dalla sua identità  architettonica, di averlo progettato e realizzato  in una età che spesso, per gli architetti è una età immatura  e formativa e di aver lasciato  questa opera  senza darle  un seguito, come un discorso iniziato  alla grande e poi interrotto”. Ma è pure vero  ricordare – ci permettiamo noi – che quella grande  opera  era stata terminata proprio alla vigilia dello scoppio del Conflitto Mondiale , con tutti i danni e gli stravolgimenti legati allo stesso e al periodo difficile che ne seguiva, non certo favorevole a Lapadula, cresciuto professionalmente soprattutto nel ventennio.  Nel 1949 lasciò l’Italia per l’Argentina,  per ricoprire la cattedra di  Composizione Architettonica  e Urbanistica  di Cordoba. Ritornò a Roma nel 1963,  dove morì il 24 gennaio del 1968. Nonostante  tutto,  Lapadula,  rimane  uno dei personaggi  più noti e apprezzati dell’architettura  contemporanea e uno dei più illustri cittadini della Basilicata e della nostra  città Pisticci, che gli ha dato i natali e che lui non ha mai dimenticato. A Lapadula, Pisticci ( Amministrazione Verri)  recentemente gli ha intitolato il camminamento degli archi sotto via Franchi del rione Terravecchia.     

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