Cancelli mai aperti, sempre chiusi. Fino a questo momento sono stati i vandali i veri padroni di un silenzio assoluto, che continua. Non c’è nessun cartello, non ci sono indicazioni. In compenso, lo stato di degrado sta iniziando a far sentire nuovamente i suoi effetti negativi. L’abbandono s’indovina quale nemico silente. Poi, le erbacce circondano ovunque gli immobili che si affacciano su via 1 Maggio, nel cuore del Paip, la prima zona produttiva e artigianale materana il cui destino è nuovamente in discussione.
Va detto che, per finalità e funzioni, il Paip si distingue dalla più vasta e periferica zona industriale sorta in contrada La Martella, si praticano una serie di attività produttive ormai da qualche decennio. Un comparto di tutto rispetto, al punto che nel 1994, in chiave di ulteriore sviluppo, si pensò a una struttura interamente dedicata alla formazione. L’appalto, inizialmente, venne vinto da una società di Gravina, alla quale successe una di Potenza. Ma per arrivare all’inizio dei lavori si dovette attendere la primavera del 1996. Sul piano delle risorse disponibili la Scuola di formazione disponeva di 12 miliardi e mezzo di lire. Il taglio del traguardo, mai raggiunto, avrebbe dovuto coincidere con una data simbolo, il 2000.
Iniziarono, purtroppo, una serie d’interruzioni condizionate dalla mai chiarita volontà d’introdurre diverse varianti alla realizzazione del progetto finale. Insomma, i lavori si fermavano e ripartivano in continuazione, non senza incursioni da parte dei soliti ignoti pronti a vandalizzare qualunque struttura pubblica inutilizzata. Una deriva verso il degrado che sembrava superata nel 2005, quando fu avviato un primo collaudo. Un azzardo, anche perché le opere non erano ancora giunte completamente al traguardo.
Di più, anche se nella primavera del 2006 si continuava a dare per scontato l’avvio in quella sede del Centro per la formazione professionale, in realtà, non se ne fece niente, e niente neppure certificazione dei lavori ultimati, con il contorno dei soliti e immancabili vandalismi in agguato.
Ci fu un momento in cui si sperò in una possibile svolta. Quanto alla destinazione d’uso, mentre tramontava l’obiettivo del Centro di formazione, prese quota l’opportunità di destinare questi spazi alla sede periferica della Scuola speciale dell’Istituto di restauro. Una possibilità a sua volta accantonata nel momento in cui la nuova opzione venne abbandonata a favore dell’avvenuto recupero funzionale dell’ex convento di Santa Lucia, ubicato in pieno centro, ad angolo tra le vie Lucana e la Lavista e affacciato su piazza Vittorio Veneto.
Ormai, i lavori sono completati da tempo e il complesso di via 1 maggio presenta una gran quantità di spazi utilizzabili per molteplici scopi. Dispone anche di un’ampia palestra da completare, una sorta di enorme spazio utilizzabile per svariate funzioni, non ultimo lo scopo originario per il quale sono stati stanziati i finanziamenti europei, ovvero la formazione. In ogni caso, qualsiasi scelta maturi, al momento non pare sia ancora stato effettuato il collaudo.
Significa che, fino a prova contraria, questo contenitore non potrà essere fruito da qualsiasi tipo di utenza. Neppure per l’ipotizzata utilizzazione legata alla cosiddetta Casa delle tecnologie emergenti – pare che l’addio sia definitivo – oppure per il settore delle produzioni cinematografiche, vedi Centro sperimentale di cinematografia.
Rimane in piedi il triste discorso di una spesa pubblica improduttiva e dell’ennesimo vuoto a perdere in una città che continua a lamentare una certa carenza di contenitori. Lamentazione decisamente ingiustificata alla luce di questa poco edificante vicenda consumata nel Paip che chissà se e quando potrà trovare una soddisfacente soluzione. Intanto, da quelle parti, ma anche altrove, tutto tace.
Pasquale Doria
Matera Civica
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