Sul PITESAI la Regione dichiara di aver inviato tutta la documentazione lo scorso 24 marzo

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La transizione ecologica di cui si parlava durante i primi mesi della pandemia sembra ormai essere un lontano ricordo. Il nuovo contesto geopolitico e le tensioni in atto ai confini dell’Europa stanno costringendo i governi a correre ai ripari per affrancarsi dalla dipendenza del gas di origine russa. Oltre ai nuovi accordi, si stanno rivedendo le strategie per lo sfruttamento delle risorse presenti sul territorio nazionale.

Questi aspetti riguardano in maniera importante la nostra regione che ormai da più di due decenni fa i conti con le estrazioni petrolifere. Nelle scorse settimane avevamo chiesto delucidazioni relativamente ai passaggi che la Basilicata aveva messo in campo nel processo di definizione del Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI).  Dai vari atti amministrativi sembrava emergere che la Regione Basilicata avesse omesso l’invio di una serie di documenti richiesti dai dipartimenti ministeriali. 

Nei giorni scorsi, anche a seguito di un sollecito, abbiamo ottenuto risposta dal dipartimento competente. Si agferma che la Regione Basilicata ha partecipato attivamente al procedimento di VAS del PITESAI presentando le relative considerazioni ed osservazioni. Si conferma che ‘solo’ il 28,71% del territorio regionale è idoneo ad ospitare attività di coltivazione di idrocarburi e  il 28,63% è idoneo ad attività di prospezione e ricerca. Per quanto riguarda il mancato invio della documentazione da noi evidenziato, la Direzione Generale del Dipartimento Ambiente ha fatto sapere che il ritardo fosse in qualche modo rimediabile e che in data 24 marzo 2022 la Regione Basilicata ha completato l’invio dei documenti  necessari, nel formato richiesto dal Ministero. Prendiamo, pertanto, atto che la carenza documentale da noi segnalata lo scorso 15 febbraio sembrerebbe essere stata superata in data 24 marzo. Ora attendiamo fiduciosi ulteriori sviluppi nella speranza che la nostra regione non sia ancora una volta l’agnello sacrificale sull’altare di una politica energetica nazionale che in questo momento sembra essere in completa balìa degli eventi.

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