Agricoltura urbana e periurbana, Quarto (FdI) presenta una pdl.

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“Riconoscere e incentivare le produzioni agricole ottenute con tecniche di coltivazione convenzionali o innovative, gli orti urbani o attrezzati, le coperture verdi degli edifici e la realizzazione di infrastrutture verdi multifunzionali. Questo l’obiettivo della proposta che ho appena presentato, al fine di riconoscere il ruolo economico, sociale e culturale di queste nuove realtà dell’agricoltura, ma anche contribuire al conseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, di rigenerazione urbana, di risparmio energetico, di resilienza ai cambiamenti climatici e di incremento del tasso di approvvigionamento degli alimenti a chilometro zero”. Lo rende noto il consigliere regionale Piergiorgio Quarto (FdI). “La proposta di legge – spiega l’esponente di Fratelli d’Italia – intende sostenere attività e produzioni agricole che si sviluppano in aree urbane o a ridosso di centri urbani e sono caratterizzate dall’impatto ambientale ridotto, con un risparmio significativo di suolo e acqua, grazie anche a tecniche di coltivazione innovative e facilitando l’autoconsumo e l’approvvigionamento di alimenti a Km zero, favorendo abitudini alimentari più sostenibili. Questo modo innovativo di produrre cibo ben può insediarsi nelle città, senza intaccare il profilo agricolo dell’attività. Non dimentichiamo che il Vertical Farming nasce proprio nelle città, per avvicinare la produzione al consumatore e garantire le forniture di prodotti freschissimi a Km 0”. “Questa proposta – prosegue il consigliere Quarto – si inserisce nel quadro del New Green Deal europeo e dei suoi obiettivi di sostenibilità e nei principi riconosciuti anche in ambito statutario (articolo 10, comma 1, Statuto regionale) riguardanti la sostenibilità e la sicurezza dell’ambiente e del territorio. La stessa trova un fondamento normativo nel riconoscimento di un codice Ateco, proprio di ogni categoria merceologica, nelle statistiche Istat, alla sezione agricoltura, per le colture idroponiche e aeroponiche. Fermo restando il rispetto della normativa di tutela ambientale e dei beni culturali e paesaggistici e della disciplina urbanistica, la proposta mira anche ad una rigenerazione di aree industriali e commerciali dismesse, preferendo una sana attività agricola che sia essa tradizionale, idroponica o aeroponica, rispetto ai siti della così chiamata ‘archeologia industriale’ che spesso altro non sono che capannoni abbandonati e strutture ormai fatiscenti”. “Sono sempre di più le realtà che decidono di investire in questa opportunità economica e diventa necessario – conclude Quarto – riconoscere anche in Basilicata un’attività che consenta risparmio di suolo, acqua ed energia, abbattendo l’utilizzo di sostanze chimiche ed attirando all’agricoltura nuove competenze professionali in grado di sollecitare anche il ricambio generazionale.”

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