Sanità regionale: le aziende accreditate in crisi ricevono ulteriori rassicurazioni, ma non c’è certezza sulla possibilità di continuare ad erogare prestazioni ai cittadini fino a fine anno. 

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Abbiamo apprezzato l’impegno di Bardi e Fanelli, ma restano ancora troppi nodi da sciogliere”.

In merito all’incontro di venerdì scorso, tenutosi fra una nostra rappresentanza, il Presidente Bardi, l’Assessore Fanelli e i Direttori delle Aziende Sanitarie Locali, con la presenza di un consulente speciale nominato da Bardi, permane uno stato di disorientamento da parte delle aziende che aderiscono al comitato Unità di Crisi Sanitaria.

Prendiamo atto ed apprezziamo il rispetto dell’impegno assunto dal Presidente Bardi e dall’Assessore Fanelli che hanno convocato l’importante incontro richiesto durante la protesta di lunedì scorso. L’importanza è data dalla partecipazione dei direttori generali delle AA.SS.LL, i quali hanno rassicurato che le prestazioni erogate dalle strutture accreditate per conto del SSN in favore dei cittadini nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre, verranno (finalmente, aggiungiamo noi) pagate entro venerdì di questa settimana. Attraverso l’incontro del 18 novembre si è così usciti dal mutismo e dalla mancanza d’interlocuzione da parte delle istituzioni sanitarie che, inspiegabilmente, da oltre un mese tacevano riguardano al ritardo nei pagamenti stabiliti dalla L.R. 29 “disposizioni urgenti in materia sanitaria”.

Anche in passato avevamo avuto rassicurazioni in tal senso, ma nonostante ciò, è un dato di fatto, sono passati mesi e mesi per ricevere i pagamenti che dovrebbero arrivare, si spera, entro questa settimana. Tale ritardo ha ormai compromesso molte imprese sanitarie che con gran fatica sono riuscite a sopravvivere fino ad oggi e ciò ha comportato in molti casi gravi sofferenze anche per lavoratori e pazienti, che non potranno essere facilmente cancellate.

Si è trattata di una dura battaglia in cui spesso il buon senso e le argomentazioni logiche e propositive si sono infrante di sovente sugli scogli della malaburocrazia. Adesso sembra che un primo pezzo del problema, anche se con tempistiche lunghe, si sia risolto e, anche se parzialmente soddisfatti, strutture e pazienti non possono dirsi fuori pericolo. Ci auguriamo che questo incontro, come auspicato anche dal direttore generale dell’ASM, dottoressa Pulvirenti, dia il via ad una tempestiva e produttiva collaborazione fra i vari pezzi delle istituzioni e le imprese in crisi, così da accelerare la risoluzione definitiva della situazione, in modo da ritornare nell’alveo della normalità, decretando di fatto lo scioglimento dell’Unità di Crisi.

Il tempo a disposizione è oggettivamente davvero poco e, nonostante ci siano le risorse, come da sempre sostenuto ed argomentato dal nostro comitato, c’è il rischio concreto che molti di questi finanziamenti destinati a tamponare la gravità delle liste di attesa, rimangano inutilizzati a causa della malaburocrazia e addirittura restituiti al governo nazionale.

Siamo venuti a conoscenza, nel corso dell’incontro, che l’ufficio programmazione del dipartimento della sanità regionale ha messo a disposizione delle AA.SS.LL., solo da pochi giorni, i fondi previsti dalla delibera di giunta 487 datata 2 agosto provenienti dal Ministero. Si tratta evidentemente di un dato allarmante, di un ritardo inconcepibile e inaccettabile. Anche se tali fondi venissero immediatamente resi operativi, e per far ciò servirebbe un atto immediato, in poco meno di un mese sarebbe impossibile recuperare le liste di attesa 2022 per le quali erano stati destinati. Parliamo di migliaia di visite ed esami, soprattutto salvavita, che non potranno essere evasi, ma ovviamente ci auguriamo ora che la tardività imponga un supplemento di rapidità,  e le strutture sanitarie accreditate, come sempre, daranno il massimo e faranno i salti mortali per dare man forte alla Regione Basilicata e, soprattutto, ai cittadini. Invitiamo i consiglieri regionali ad attivare le loro prerogative ispettive per comprendere i motivi di tale devastante ritardo nell’adempiere alle proprie funzioni da parte dell’ufficio programmazione, lo stesso ufficio che dovrebbe occuparsi, come dice il nome stesso, di programmazione, ma che ad oggi ha prodotto l’attuale situazione, alle porte dell’anno venturo. Con questi presupposti il prossimo anno rischia di essere ancora più disastroso di quello appena trascorso. Si ricorda che molti dei problemi che riguardano la sanità privata lucana provengono dalle delibere sui tetti (ben 12!) bocciate in questi anni dal TAR e prodotte da tale ufficio.

Ma senza andare “relativamente” troppo lontano, l’emergenza riguardo al ritardo nelle diagnosi e nelle cure (chiamata anche emergenza liste di attesa) già si potrebbe aggravare in questi giorni. Le aziende sanitarie locali hanno continuato a richiedere ai centri accreditati di continuare ad erogare le prestazioni a carico del SSN, inviando prenotazioni tramite CUP anche per tutto il mese di ottobre e novembre, oggi pare che abbiano dei dubbi. Alle ben precise domande “dobbiamo continuare ad accettare prenotazioni per conto del SSN? Verremo pagati per quelle già erogate durante ottobre e novembre?” il direttore dell’ASP, il dott. D’Angola ha fornito una risposta piuttosto evasiva, riservandosi di rispondere tramite atti amministrativi. Allo stesso tempo il Presidente Bardi ha affermato che se le strutture sanitarie accreditate si fermassero, sarebbe una vera tragedia che aggraverebbe oltremodo le già lunghe liste di attesa e che la sua giunta si impegnerà a trovare le risorse e gli strumenti per poter evitare che ciò accada.

Si capisce pertanto il permanere di un angosciante stato di incertezza da parte delle strutture accreditate che, ad oggi, ancora non sanno se verranno pagate per le prestazioni effettuate per conto del SSN erogate da dopo settembre e se, inoltre, debbano o meno continuare ad accettare prenotazioni ed erogare le prestazioni fino a dicembre. Da parte nostra abbiamo effettuato tutti i dovuti approfondimenti e sappiamo che ci sono sia i fondi che gli strumenti per scongiurare lo stop e pagare a tutte le strutture le prestazioni già erogate, andando oltre il cosiddetto tetto 2014; al contempo è necessario trovare una soluzione definitiva almeno per il 2023 che è ormai alle porte, ma questo è un tema che affronteranno le associazioni di categoria. Al momento, vista la confusione e i continui ostacoli disseminati dalla malaburocrazia, ci auguriamo vivamente che il presidente Bardi e l’assessore Fanelli, nonostante il poco tempo a disposizione, riescano ad onorare gli impegni presi e a garantire i sacrosanti pagamenti per il lavoro fin qui svolto ed evitare che questa crisi ricada drammaticamente su pazienti e lavoratori.

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