Emergenza sanitaria: dopo l’approvazione della legge da parte del Consiglio, le strutture in crisi chiedono una convocazione dell’assessore

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Dopo l’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio regionale del DDL “Misure urgenti in materia sanitaria”, le strutture in crisi aspettano di essere convocate dall’assessore Fanelli per un coinvolgimento diretto nel percorso che potrebbe portare ad una soluzione definitiva.

L’approvazione del disegno di legge che prevede l’utilizzo dei fondi già disponibili, ma ancora non utilizzati per la specialistica ambulatoriale, è stata vista dall’Unità di Crisi Sanitaria Basilicata come un segnale da parte delle istituzioni per provare a risolvere il problema. Al contempo, però, considerando le tappe e i tempi per far sì che la legge possa produrre il risultato così fortemente voluto dal Consiglio regionale, i titolari delle strutture in crisi chiedono all’assessore Fanelli che contenuti e tempi degli atti necessari, siano trasparenti, condivisi e soprattutto certi e rapidi.

Come è stato già più volte sottolineato, fino a quando non saranno erogati i pagamenti, l’emergenza non può considerarsi risolta. Da qui all’utilizzo e distribuzione delle risorse economiche che dovrebbero sbloccare la situazione, il percorso è cruciale. Riteniamo quindi opportuno che ci sia la condivisione di questo percorso tra l’assessore e le strutture in crisi, in modo tale che si stabiliscano i vari passaggi ma anche e soprattutto i tempi di attuazione.

Diventa importante evidenziare al contempo, qualora fosse ancora necessario, che il confronto debba necessariamente riguardare solo le strutture in crisi, senza inopportune e dannose interferenze che produrrebbero confusione quando invece ci vorrebbe semplicità. Il confronto deve quindi interessare, evidentemente, le aziende che hanno aderito al comitato perché colpite direttamente dai provvedimenti della Regione di inizio agosto. Nessun altro soggetto può essere preso in considerazione, in questa fase e in questo percorso, se non i soggetti che hanno subito danni concreti, ovvero che sono stati colpiti dal blocco del pagamento delle prestazioni.

Purtroppo, ci tocca specificare cose che sembrano siano scontate ma che a volte forse non lo sono. Sarebbe fuorviante e inappropriato prendere in considerazione, ora, le associazioni di categoria o tutto l’universo della sanità lucana. È evidente che così facendo si andrebbe a buttare la palla fuori dal campo dell’emergenza; è quanto mai indispensabile focalizzare l’intervento del Consiglio regionale sui motivi e sui soggetti coinvolti dalla crisi, i quali hanno spinto lo stesso Consiglio ad esprimersi per ben due volte all’unanimità. Mischiare le carte in tavola è un rischio che si rivelerebbe fatale e che bisogna scongiurare.

È opportuno, quindi, convocare e rendere partecipi le strutture che hanno manifestato e si sono fatte sentire perché sono quelle che hanno subito effetti negativi da questa vicenda. Aziende che hanno protestato non perché si sono inventate una messa in scena finalizzata a mettere sotto pressione le istituzioni, come qualcuno strumentalmente sta cercando di far passare. Non c’è alcun gusto per la teatralità, né per le manifestazioni di piazza, c’è solo una triste e inquietante storia ancora tutta da raccontare con autentiche vittime drammaticamente coinvolte.

Sembra quasi superfluo doverlo sottolineare, ma purtroppo diventa necessario per evitare che le falsità diventino verità. L’adozione di queste maledette delibere non è stata di certo operata dalle strutture sanitarie: non sono state queste a pubblicarle il primo agosto in prossimità di una campagna elettorale. Sarebbe interessante invece capire se c’è qualcuno che ha deciso questo strano tempismo.

Intanto ci ritroviamo oggi, a due mesi dall’inizio di questa crisi a specificare cose di cui avremmo fatto volentieri a meno, ad essere costretti a toglierci di dosso la descrizione di chi ci vorrebbe rappresentare come “soggetti che guardano in malafede l’operato delle istituzioni e per questo chiedono di essere coinvolti”. Nulla di tutto più lontano dalla verità. Il motivo è semplice e facilmente comprensibile: il nostro è un più che legittimo interesse affinché si percorra insieme e con trasparenza la strada che deve portare ad una soluzione che riguarda noi e i pazienti prima di chiunque altro.

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