Sanità: le strutture accreditate bloccate scrivono ai Prefetti di Potenza e Matera, è urgente convocare la ASL e Regione a confronto con le parti

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Il pericolo è: l’immediata interruzione delle prestazioni sanitarie e il contestuale licenziamento del personale addetto.

I titolari delle strutture della specialistica ambulatoriale hanno scritto al Prefetto della Provincia di Potenza Michele Campanaro e al Prefetto della Provincia di Matera Sante Copponi chiedendo di convocare le strutture private, la Regione Basilicata, l’ASP Potenza e l’ASM Matera per verificare ogni possibile soluzione della vicenda relativa all’emergenza sanitaria determinata dai tetti di spesa assegnate alle strutture.
Le strutture sanitarie che hanno sottoscritto la richiesta ritengono di dover rappresentare ai Prefetti di Potenza e Matera la situazione di grave rischio per la salute pubblica, per i livelli occupazionali e per l’ordine sociale, creatasi a seguito di due delibere della Regione Basilicata recanti la fissazione dei cc.dd. “tetti di spesa” da assegnare alle strutture accreditate.
Le strutture firmatarie della richiesta ai Prefetti sono quelle che alla data di emanazione delle delibere hanno “scoperto” di non avere “tetto” e dovrebbero bloccare l’erogazione di prestazioni specialistiche a carico del servizio sanitario nazionale.
Si tratta di prestazioni cardiologiche, oncologiche, pneumologiche, urologiche, oculistiche, ginecologiche, endocrinologiche, etc… oltre che esami di medicina di laboratorio, esami diagnostico strumentali – TAC, RM, RX – prestazioni fisioterapiche.
Prestazioni le cui liste di attesa si sono aggravate durante l’emergenza Covid quando le strutture pubbliche erano impegnate a far fronte alla situazione pandemica.
Era ragionevole attendersi, da parte della Regione Basilicata, una determinazione dei tetti tempestiva (auspicabile a fine anno 2021 o ad inizio anno 2022) che tenesse conto della complessità della situazione e dei fabbisogni sanitari emersi nel corso degli anni così come previsto dalle norme di legge (art. 8 quater e segg. D.lgs. n. 502/1992 s.m.i), che impongono la determinazione dei tetti di spesa in coerenza ai fabbisogni sanitari accertati e rilevati dalla Regione.
Del tutto inaspettatamente, però, senza alcun preavviso istruttorio e senza alcun confronto preliminare con le associazioni di categoria la regione il 2 agosto ha adottato le delibere facendo riferimento ai tetti del 2014 (otto anni fa!).
Ma, cosa grave, i tetti di spesa sono stati determinati facendo riferimento ad un criterio che non riflette in alcun modo la realtà sanitaria attuale. La situazione è stata rappresentata più volte ai vertici regionali i quali, anche pubblicamente, si erano impegnati a ritirare le delibere e a ri-determinare i tetti di spesa in modo legittimo e concordato.
Conseguenze. Per far fronte all’incremento di domanda di prestazioni specialistiche accumulatesi nel corso dell’emergenza covid e ridurre le liste di attesa, le Aziende sanitarie locali, nel corso dell’anno 2022 e tutt’ora, hanno richiesto e continuano a richiedere alle strutture private – tramite il sistema di prenotazione unico regionale (c.d. c.u.p.) – prestazioni specialistiche, per soddisfare la domanda dei cittadini pazienti. Ciò ha fatto sì che molte strutture convenzionate hanno erogato (già da anni e in special modo nell’ultimo biennio) volumi di prestazioni che oggi risulterebbero sorprendentemente aver già esaurito il tetto di spesa assegnato retroattivamente ed illegittimamente ad agosto con le delibere di che trattasi. Ora, l’ASP ha addirittura incaricato l’ufficio legale di procedere al recupero delle prestazioni erogate nel corso degli anni, anche se erogate su prenotazione c.u.p., in eccesso rispetto al tetto rideterminato retroattivamente. La situazione è così precipitata.
Nella tabella allegata alla D.G.R. 487/2022 si riportano 218.875 prestazioni specialistiche ambulatoriali da recuperare fino al 31/12/2022. Questo dato, riportato dalla stessa Regione Basilicata, deve intendersi ancora più allarmante in vista dell’interruzione improvvisa nell’erogazione di prestazioni da parte delle strutture private convenzionate. Non meno preoccupanti sono i dati riportati dal documento dell’Agenas che per quanto riguarda la Basilicata e le prestazioni di specialistica ambulatoriale a pazienti oncologici (codice esenzione 048), riporta una verticale diminuzione nel 2021 di prestazioni ambulatoriali erogate, pari al 65,59% rispetto al 2018! Diminuzione di prestazioni che sale al 75,68% per il codice esenzione E01 (bambini e anziani).
È del tutto comprensibile e ragionevole ritenere che al venir meno della produzione di prestazioni specialistiche, corrisponda l’esubero degli operatori sanitari e degli addetti impiegati dalle strutture convenzionate con il SSN. Altrettanto ragionevole è prefigurare le giustificabili tensioni di questi ultimi per la perdita del proprio lavoro e dei pazienti che si vedranno interrompere le cure in corso e disdire le prenotazioni già confermate. È indiscutibile che tale situazione ha creato un rilevantissimo allarme sociale come risulta dalle notizie apparse sulla stampa locale. La popolazione contesta alle strutture sanitarie convenzionate di non potersi più curare altrove o di non avere le risorse economiche per poter pagare le cure. La sensazione di dramma, diffusa nella popolazione degli utenti con patologie croniche spesso anche oncologiche o neuro degenerative, è giustificata dal timore di non poter più rispettare la corretta cadenza dei controlli diagnostici e di dover rinviare le relative terapie aggravando la propria condizione di salute. Altrettanto dolorosa è la condizione di persone con esiti di trauma o esiti chirurgici e di bambini bisognosi di costanti terapie logopediche che, non potendo più accedere ad una corretta riabilitazione, rischiano la perdita di funzionalità fisiche. Non meno importante è la situazione in materia di prevenzione attraverso le prestazioni cosiddette salva vita finalizzate alla diagnosi precoce di patologie oncologiche, che nel periodo pandemico sono state sospese producendo purtroppo risultati drammatici in termini di tardività. La sommatoria di tutte queste situazioni di criticità sta generando una pressione sociale elevatissima, tale per cui le strutture convenzionate con il SSN dovranno ricorrere sempre più spesso all’intervento delle forze dell’ordine per sedare le rimostranze della popolazione che non accetta più attese. In tale contesto non si riesce neanche ad immaginare cosa possa succedere se costretti a dover chiamare l’utenza già prenotata fino a dicembre, per comunicare la cancellazione degli appuntamenti, sapendo bene che non vi sono percorsi alternativi da offrire verso altre strutture accreditate o verso quelle pubbliche regionali, generando così un ulteriore ed odioso paradosso di cura in altre regioni. Incredibile, di fronte a tutto ciò, è la mancata presa di coscienza della Regione Basilicata che sembra voler proseguire con ulteriori provvedimenti ad aggravare, se possibile, l’emergenza che già, in concreto, sta precipitando rapidamente. Da tutte queste motivazioni deriva la richiesta delle strutture di trovare una rapida soluzione concordata ed equilibrata della situazione che consenta di evitare l’immediata interruzione delle prestazioni sanitarie e il contestuale licenziamento del personale addetto.

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