Continua l’emergenza sanitaria ed esploderà a settembre: bene le “rassicurazioni” dell’assessore, ma occorrono azioni rapide e concrete.

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Accogliamo con speranza le rassicurazioni pervenute dall’Assessorato alla Salute che “le prestazioni sanitarie continueranno ad essere erogate regolarmente”, dichiarazione da interpretare positivamente più come un atto di intenti, perché purtroppo, allo stato attuale, garantire le decine di migliaia di prestazioni sanitarie già prenotate non è possibile. Saremmo certamente più tranquilli, sia noi che i cittadini, se queste affermazioni poggiassero su atti rapidi e concreti che la gravità della situazione richiedono. La crisi sanitaria appena cominciata, che può diventare una vera e propria emergenza sanitaria diffusa in tutta la Regione, non è dovuta alla carenza di medici e infermieri, che pure resta una criticità, ma la si deve a due delibere della Giunta regionale. Basterebbe annullarle per azzerare il problema. Come dire meglio: è sufficiente rimuovere la causa che sta nelle nostre mani e ritorneremmo tutti a lavorare con ritrovata motivazione per confrontarci in tutti tavoli tecnici. In sostanza, in attesa dell’insediamento del Tavolo Tecnico, non è accaduto ancora nulla finora che possa far tirare un sospiro di sollievo ai cittadini e alle strutture sanitarie che rappresentiamo, riguardo alla risoluzione della catastrofe sanitaria che si prospetta. Lo sostiene una nota dell’Unità di Crisi Sanitaria, a cui aderiscono strutture della specialistica ambulatoriale.
Lo abbiamo detto nella nostra recente conferenza stampa e lo ribadiamo: noi per primi vogliamo continuare a garantire le prestazioni e le cure di cui i pazienti hanno bisogno ed affermare concretamente il principio che “la salute non va in ferie”; lo abbiamo dimostrato difatti non interrompendo, per il momento, le nostre attività, nonostante la grave situazione. Solo che – è scritto nella nota – le nostre sollecitazioni non trovano ancora alcuna risposta, soprattutto considerando la vitale necessità di essere rapidi, più volte ribadita, ad onore del vero, dallo stesso assessore Fanelli e dal Presidente Bardi nel corso dell’incontro avuto con le associazioni categoria. Ricordiamo i punti cruciali dell’incontro: l’immediato annullamento delle Deliberazioni della Giunta regionale della Regione Basilicata n. 481/2022 e n. 482/2022 con il regolare pagamento delle prestazioni erogate per tutto il 2022, l’istituzione di un tavolo tecnico che si occupi di programmare l’assistenza specialistica per il prossimo triennio 2023 – 2025. Questo fondamentalmente è il contenuto di una posizione unitaria sottoscritta da tutte le associazioni di categoria e consegnata immediatamente all’ufficio del Presidente Bardi. Una posizione molto chiara e unanime, che è stata posta come condizione per poter procedere celermente all’annullamento delle delibere. È già cambiato qualcosa? Ci saremmo aspettati atti conseguenti e concreti e onestamente vogliamo ancora confidare nelle parole dell’assessore Fanelli e del Presidente Bardi nel voler procedere speditamente verso la soluzione, che non può essere quella di un ulteriore tavolo tecnico con ulteriore spendita di tempo prezioso.
Accanto all’emergenza, l’obiettivo, ribadito nuovamente dall’Assessorato alla Salute (già espresso nell’incontro con le associazioni di categoria), è – “non solo la risoluzione del problema attuale, ma anche la programmazione triennale per gli anni futuri” – su questo ci trova in piena sintonia, su questo un tavolo tecnico avrebbe pienamente senso e tempo sufficiente. Siamo però ancora una volta costretti a chiedere di fare presto per evitare che i pazienti di ritorno dalle ferie si vedano negare le prestazioni già prenotate o che, come accade sempre subito dopo le ferie, prenoteranno.
L’Unità di Crisi Sanitaria sottolinea inoltre di essere sorpresa dai contenuti della nota delle associazioni Cicas, Anisap e Federbiologi che, pure insieme a Sanità Futura e Aspat, hanno firmato il documento congiunto consegnato al Presidente Bardi e all’Assessore alla Salute. Ogni associazione, ovviamente, ha piena autonomia e si assume le responsabilità delle proprie scelte e non intendiamo pertanto dare pagelle ai comportamenti delle singole associazioni di categoria che preferiscono il silenzio verso l’opinione pubblica come forma di “rispetto” verso le istituzioni. Al contrario, vorremmo sostenerle in un percorso unitario. Allo stesso tempo, però, non possiamo accettare lezioni e tanto meno i rilievi mossi, in particolare quello di “agitatori di folle”. La realtà delle cose è un’altra e riguarda, come ben sanno i dirigenti delle tre associazioni, la comunicazione a mezzo stampa che garantisce informazione e trasparenza soprattutto quando si tratta di salute e risorse pubbliche. Le problematiche ci sono e sono di autentica emergenza e come tali richiedono tempi, modi e strumenti di emergenza. Il confronto istituzionale non può non tenerne conto e soprattutto non né può risultare insofferente.
Il blocco di tutte le attività; la disdetta di appuntamenti visite-prestazioni già calendarizzati; l’interruzione di cure; l’impossibilità a prendere nuovi appuntamenti per contribuire ad abbattere le liste di attesa che ammontano a circa 220 mila prestazioni – non sono una nostra fantasia né il pretesto di stupidi esibizionismi di cui si farebbe volentieri a meno preferendo il sano lavoro a cui si è abitualmente dedicati. È  giusto che l’opinione pubblica venga puntualmente informata, in linea con il percorso di trasparenza che caratterizza il nostro operato e, soprattutto, perché chi ne pagherebbero i nefasti esiti sarebbero alla fine dei conti le strutture e i cittadini.
Non ci sono altri toni da poter usare nel lanciare l’allarme per una casa che sta andando a fuoco, non si può fare sottovoce e non ci si può esimere dal cercare aiuto in tutti coloro che possono contribuire a spegnere l’incendio. Chi si sottrarrà da tali responsabilità avrà sulla coscienza la vita di centinaia di lavoratori e di tutti coloro a cui verrà negato il diritto alla salute, a causa di temporeggiamenti e decisioni deleterie.

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